non c'è libertà senza passione!

di Chiara Selleri

foto di Riccardo Cattani

«Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Questa frase di Gandhi è stata, la scorsa primavera, lo slogan della campagna referendaria in difesa dell’acqua bene comune, che ha rappresentato un nuovo modo di fare politica, di fare democrazia dal basso e il desiderio di un nuovo progetto di società, più equo e partecipato. Un progetto che ora deve diventare realtà con l’aiuto dei sindaci e delle amministrazioni locali.

Dopo la massiccia vittoria referendaria del giugno scorso si era convinti che l’acqua sarebbe stata ripubblicizzata ma a tutt’oggi questo passaggio non è ancora avvenuto, né a livello nazionale (ricordiamo che da anni giace in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare in materia) né a livello locale. Cosa accade nei nostri comuni? Le Spa che gestiscono l’acqua non hanno alcuna intenzione di fare le valigie; anzi, in molti territori si è verificato un ulteriore aumento delle tariffe relative all’erogazione del servizio idrico.

Napoli, però, con l’assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli, ha dato un forte segnale all’Italia intera perché il consiglio comunale della città lo scorso 26 Ottobre si è pronunciato a favore della ripubblicizzazione dell’acqua, contro il sistema delle Spa. Napoli è la prima città italiana ad aver obbedito al volere dei cittadini espresso con il referendum. Il sì di Napoli all’acqua pubblica è arrivato soprattutto grazie all’impegno instancabile dei comitati campani per l’acqua bene comune. Coordinatrice per la regione Campania del Forum Acqua Bene Comune è Consiglia Salvio, da anni impegnata in prima linea a favore della ripubblicizzazione dell’acqua. Consiglia Salvio in queste settimane continua la sua battaglia e invita caldamente i comitati locali a non fermarsi dopo il successo referendario: ora bisogna sollecitare i sindaci e le amministrazioni locali ad esprimersi contro la privatizzazione dell’acqua e spingere affinché i comuni si consorzino tra loro per una più giusta e trasparente gestione. La coordinatrice regionale, inoltre, recentemente in alcuni interventi ha sottolineato l’importanza della manifestazione che si terrà a Roma il 26 Novembre per chiedere ai palazzi della politica che venga rispettato l’esito referendario e per far sentire il dissenso di milioni di cittadini dalle logiche privatistiche del mercato globale.

Anche padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che da sempre si batte per «madre acqua» come ama definirla, afferma che ora tocca ai cittadini diventare soggetto politico per difendere l’acqua come diritto umano universale. L’interesse dei privati a mettere le mani sulla gestione dell’acqua è il paradigma del sistema globale che va verso una progressiva privatizzazione della ‘cosa pubblica’ che mette in crisi anche la democrazia. Per questo aderire alla manifestazione del 26 è importante. Si tratta di scendere in piazza per riprendersi la democrazia e per chiedere che beni, come l’acqua, tornino ad essere davvero ‘comuni’ per tutti. La crisi che stiamo vivendo e di cui sentiamo il peso può essere arginata solo cambiando il sistema. Occorre invertire la rotta all’insegna della tutela dei beni comuni e dell’ambiente, mettendo fine alla precarietà del lavoro per garantire un futuro dignitoso alle nuove generazioni.