…dare voce alle manifestazioni che della memoria fanno tesoro è importante ed è ciò che avviene dal 10 Agosto al Liceo Artistico Francesco Antonio Grue di Castelli (TE) ex ISA in occasione dei 110 anni della fondazione della scuola.
In un’epoca di globalizzazione anche la cultura e quindi la scuola ha subito un processo di uniformazione che ha cancellato ciecamente una delle peculiarità presenti nel nostro paese che aveva dato voce a tutte le più importanti realtà artigiane e artistiche regionali. Tra le tante ragioni no global, sicuramente l’azzeramento degli Istituti d’Arte diventati oggi tutti Licei Artistici, evidenzia l’assurdità di una riforma che ha passato un colpo di spugna su una felice realtà storica artistica italiana che diede nel novecento alle antiche botteghe dei maestri artigiani un riconoscimento culturale, determinando la necessità’ di ricomporre l’unità’ tra arte e mestiere.
Per cui dare voce alle manifestazioni che di questa memoria fanno tesoro è importante ed è ciò che avviene dal 10 Agosto al Liceo Artistico Francesco Antonio Grue di Castelli (TE) ex ISA, in occasione dei 110 anni della fondazione della scuola. Per volere della Dirigente Carla Marotta e sotto la super visione della Dr.ssa Lucia Arbace, con pannelli didattici curati da Giulia D’Ignazio e Paola Marulli, sono stati ricordati tutti i direttori che contribuirono a rendere grande il nome della Scuola d’ Arte di Castelli. E’ stato esposto per l’occasione Il Terzo Cielo, con un intervento di Ilaria Materazzo, una delle opere di scuola che nel 1954, attraverso la presenza di professori- maestri ceramisti quali Serafino Vecellio Mattucci, Arrigo Visani e Guerrino Tramonti allora Direttore, portò gli allievi di Castelli ad ottenere un Premio d’Onore alla X Triennale di Milano.
Ma le affermazioni dell’ Istituto continuarono anche negli anni sessanta quando, con la ripresa economica, si misero gli uomini giusti, al posto giusto e gli organi responsabili della categoria artigiana preposti alla tutela e allo sviluppo delle imprese artigiane, furono affiancati dall’azione legislativa dello Stato che pose l’artigianato su un piano di rilevanza nella struttura economica e sociale del nostro paese, mettendo in risalto il ruolo delle scuole d’arte. Uno degli uomini simbolo di questo percorso fu senz’altro Serafino Vecellio Mattucci in quanto “ …il successo di queste scuole , come tutte le altre, dipende dal tempo, dai mezzi e dagli uomini che le guidano…”. ( Ferruccio Pasqui )
Il noto ceramista, rappresentò la personalità più adatta per realizzare un preciso programma statale di sviluppo economico nazionale intenzionato ad avvicinare arte e industria che vide proprio nelle scuole d’arte un bacino di crescita e sotto la sua guida l’Istituto d’Arte di Castelli diventò in Italia una scuola pilota che diresse con successo fino al 1977. Vincitore del concorso come Direttore a Castelli nel 1956, per esigenze di servizio fu mandato a dirigere la Scuola d’Arte di Cagli dove istituì ex-novo la sezione ceramica. Rientrò definitivamente a Castelli nel 1958 e sotto la sua egida la Scuola diventò Istituto d’Arte nel 1961. Incaricato dall’E.N.A.P.I. nel 1958 di rinnovare la purtroppo decadente produzione castellana, riuscì ad ottenere nel 1960 i primi importanti finanziamenti per la costruzione di un nuovo edificio scolastico. Egli garantì un’espansione strutturale alla scuola con l’acquisto di un forno a metano SCEI per la cottura ad alte temperature, facendo diventare la scuola di Castelli un esempio italiano del risultato dell’assistenza all’istruzione artigiana all’importante Fiera Internazionale dell’Artigianato di Monaco di Baviera nel 1960.
Rappresentante dell’Art Décoratif Italien nel 1952 a Parigi, tramite la IX Triennale, ottenne come artista una brillante affermazione internazionale che gli diede modo di ampliare il suo già importante bagaglio relazionale, fattore indispensabile per il futuro successo come “uomo di scuola”. Così nel 1964, in occasione dell’Esposizione Mondiale di New York, fu inviato in missione in America dall’ E.N.A.P.I. per studiare il collocamento della ceramica castellana nel mercato degli U.S.A. ottenendo per il ruolo svolto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Per le sue indubbie capacità fu nominato anche Direttore Titolare in esperimento per un biennio dell’Istituto d’Arte di Ravenna nel 1962 e, nel 1970, su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione, organizzò la nascita dell’Istituto d’Arte “A. Bertoni” di Saluzzo.
Regista e ideatore dell’opera Il Presepe fin dal 1955 e intenzionato a dare un nuovo volto formale a Castelli volle realizzare, come espressione corale con studenti e professori-scultori quali Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini , un complesso monumentale dalla forte connotazione plastica con cui ottenne gli entusiasmi della critica ai Mercati Traianei di Roma nel 1970 e gli onori nel 1976 nella sua terra di origine: Betlemme. Sulle sculture stese la sua cristallina segreta e i colori della pentacromia castellana che furono tutti elaborati personalmente dall’artista e prodotti nella fabbrica la S.P.I.C.A. dell’Ing. Potito Randi dove utilizzò anche i forni a tunnel per la cottura dei grandi pezzi in materiale refrattario, realizzando quel felice connubio tra arte e industria così auspicato in quegli anni di ripresa economica.
Se dalla felice unione tra scienza e conoscenza “il maiolicaro” Serafino Vecellio Mattucci realizzò come pietra filosofale L’Astronomo , come uomo di scuola volle lasciarci Il Presepe che nel 1966 , esposto sul sagrato della Chiesa di Castelli, diventò definitivamente il Presepio di tutti e ancora oggi ci ricorda, con quell‘anello cilindrico come forma modulare primaria degli antichi vasai, che solo attraverso un legame dinamico e vitale con la tradizione si può far rivivere il genius loci e quell’Aura che è un qualcosa che unisce dopo aver identificato .
di Giulia D’Ignazio