Una lettera, inviata a La Repubblica, da un padre amareggiato per la passione del figlio per il latino scatena un vivace dibattito: a cosa serve il latino? Lingua morta o risorsa per il Paese? Le discipline scolastiche non possono essere valutate in base al loro grado di utilità. La scuola non deve ridursi ad un mero insegnamento di nozioni ma deve favorire il confronto tra generazioni differenti affinché gli studenti di oggi diventino cittadini pensanti di domani.
«Che vuol ch’ io faccia del suo latinorum?». Così Renzo risponde all’ Azzeccagarbugli, ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni, quando si vede sopraffatto dal forbito linguaggio dell’avvocato. La stessa risposta che un padre, triste e arrabbiato perché il figlio «ama l’inutile latino», ha formulato in una lettera inviata nei giorni scorsi a La Repubblica. L’intervento ha scatenato una vivace polemica sulle pagine del quotidiano a proposito dell’utilità del latino e della necessità di insegnarlo nella scuola italiana: ha ragione il padre intristito dalla passione del figlio oppure davvero «il latino è cultura», come ribatte il figlio dispiaciuto per aver perso delle ore di questa disciplina? Il latino serve oppure no? Intanto, è servito alla giornalista dell’Ansa, Giovanna Chirri, che è stata l’unica a comprendere fin dall’inizio le parole, pronunciate in latino, con cui Benedetto XVI ha dato l’annuncio delle dimissioni. Per lo scoop realizzato, la giornalista è diventata famosa a livello internazionale. Il latino può essere una lingua morta quando viene impiegato per dare notizie che cambiano il corso della storia?! Il latino è indispensabile per la «formazione culturale e soprattutto civile», afferma un lettore in risposta al padre deluso. Il latino apre la mente ed aiuta a ragionare e non vi è «nulla di più vivo e necessario», ribatte un’altra lettrice del quotidiano. Il latino è la lingua su cui investono i paesi emergenti che lo amano particolarmente.
Oggi in una società che sta sempre ‘connessa’, googleggia in continuazione, pubblica foto a tempo di click, parlotta l’inglese dei social network, alle nuove generazioni sarebbe venuto spontaneo rinunciare alla perifrastica e al gerundio e, invece, per fortuna si registra un’inversione di tendenza.
Fa riflettere, comunque, che il padre arrabbiato abbia sottovalutato l’importanza delle materie scolastiche, tutte necessarie, anche quelle apparentemente inutili, per formare il cittadino pensante di domani. Non si può quantificare l’utilità di una disciplina scolastica perché la scuola non ha tanto il compito di insegnare nozioni che lo studente, oggi, potrebbe tranquillamente apprendere da solo a casa propria. Piuttosto la scuola ha il compito di favorire lo scambio di saperi e aggiornamenti tra due generazioni differenti affinché si comprenda davvero che cosa significa essere italiani nel 2013. Se si sospendesse l’insegnamento scolastico del latino, allora davvero morirebbe e morirebbero anche gli italiani.
di Chiara Selleri