Lari (Pisa), 12 marzo 2013. Un altro pezzo importante della nostra storia se ne va: Teresa Mattei muore all’età di 92 anni.
Nata a Genova il primo febbraio 1921, Teresa Mattei nel 1946, a soli venticinque anni, fu la più giovane deputata eletta nell’Assemblea Costituente: per questo era detta “la ragazza di Montecitorio”. Energica, libera e indipendente, era l’ultima donna rimasta in vita fra le ventuno che avevano partecipato alla stesura della Costituzione. Con la sua morte, i componenti dell’Assemblea Costituente ancora in vita sono solo due: Giulio Andreotti (nato nel 1919) ed Emilio Colombo (nato nel 1920).
Sempre in prima fila nella lotta per i diritti delle donne, dell’infanzia e per l’uguaglianza dei cittadini, la Mattei aveva efficacemente contribuito alla formulazione e all’attuazione dei principi dell’articolo 3 della Costituzione. A lei si deve la scelta della mimosa come simbolo della giornata internazionale delle donne: l’idea, pare, le venne quando seppe che per quel giorno Luigi Longo intendesse regalare alle donne delle violette, ma dovette desistere dall’intento, perché lei intervenne suggerendo un fiore più povero, più facile da trovare e diffuso nelle campagne.
Laureata in Filosofia presso l’Università di Firenze, con la forza delle sue idee, il coraggio e la testimonianza del suo vissuto, ha contribuito alla costruzione della democrazia nel nostro Paese. È stata una valorosa partigiana col nome di battaglia “Partigiana Chicchi”: era una staffetta, protagonista della Resistenza e della lotta di Liberazione dell’Italia dalla barbarie nazifascista. Fu candidata per il Pci all’Assemblea Costituente, nella quale svolse la funzione di segretaria dell’Ufficio di Presidenza. Se nel 1938 fu espulsa da tutte le scuole del Regno per aver rifiutato di assistere alle lezioni in difesa della razza; più tardi, nel 1955, fu cacciata anche dal PCI perché contraria allo stalinismo e alla linea togliattiana. Entrò a far parte dei Gap, partecipò all’attentato di Giovanni Gentile e fu seviziata dalle SS, provando sulla sua pelle di donna la violenza dei tedeschi. La sua esperienza e le imprese del suo gruppo partigiano sono state riprese dal regista Rossellini in un episodio di “Paisà” ambientato a Firenze, mentre più recentemente la sua vita è stata raccontata in “La costituente: storia di Teresa Mattei. Le battaglie della partigiana Chicchi, la più giovane madre della Costituzione”, un volume di Patrizia Pacini (Altreconomia Edizioni, 2011), con interviste a Oscar Luigi Scalfaro e Valerio Onida e uno scritto di Pietro Ingrao dedicato alla Mattei.
A chi le chiedeva quale fosse per lei la cosa più importante, rispondeva «scegliere da che parte stare», schierarsi, assumersi delle responsabilità in nome di un impegno attivo e costante e lei lo fece sempre. La Mattei scelse sempre da che parte stare, dimostrando di credere nei valori della democrazia e della libertà, così come suo fratello Gianfranco, docente e ricercatore di Chimica al Politecnico di Torino, anch’egli fortemente antifascista, iscritto al Partito Comunista, un uomo che scelse di suicidarsi nella cella di Via Tasso, a Roma, nelle prigioni fasciste, per non cedere alle torture inflittegli e rivelare i nomi dei compagni.
La Mattei è stata anche dirigente nazionale dell’Unione donne italiane (Udi) e nel 1966 presidente della Cooperativa Monte Olimpino a Como, realizzando e producendo film nelle scuole. Sempre attenta ai problemi del mondo dell’infanzia, con la “Lega per i diritti dei bambini alla comunicazione” è stata promotrice di campagne per la pace e la non violenza.
Donna forte, ribelle e anticonformista è stata un esempio di coerenza e determinazione. Paladina di libertà e democrazia, ci lascia oggi un grande insegnamento: lei, coraggiosa e combattiva, ha creduto nei valori della Resistenza e nel cambiamento di una società il cui obiettivo primario deve essere sempre la lotta alle discriminazioni di sesso, razza e religione. Tra le madri della Costituzione, ci lascia un testo fondamentale, imprescindibile per la nostra democrazia, con principi inderogabili, che non vanno cambiati ma applicati e rispettati da tutti.
Oggi, più che mai, la Costituzione va amata e difesa con la stessa forza e determinazione che ha animato i nostri Padri Costituenti nella formulazione di diritti e doveri indispensabili al vivere civile in un Paese democratico. Solo così potremo pretendere che i nostri diritti siano sempre rispettati.
di Giuseppina Amalia Spampanato