non c'è libertà senza passione!

È morto a Parigi all’età di 95 anni l’autore del pamphlet, Indignatevi!

foto di Teresa ManciniParigi, 26 Febbraio 2013. Stéphen Hessel muore all’età di 95 anni. L’intellettuale che aveva invitato caldamente i giovani ad indignarsi con un pamphlet, Indignatevi!, che nel 2010 ha venduto cinque milioni di copie, un successo editoriale senza precedenti. L’intellettuale che aveva compreso che l’indignazione senza impegno è solo sterile rabbia.

«Ma a lei, scusi, ecco, vorrei chiedere questo, a lei interessa la morte?». Questa è la domanda che Pereira formula al giovane e appassionato Monteiro Rossi nel romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi. Una domanda a cui ha risposto Stéphen Hessel in Vivete!, uno dei suoi ultimi libri: «Quando la morte arriverà la accoglierò con un sentimento tutto mio, perché sono sicuro che quell’esperienza sarà come tante altre della mia vita: unica». Con questi sentimenti e con un atteggiamento di curiosità nei confronti della morte, se ne è andato Stéphen Hessel all’età di 95 anni.

Nato a Berlino in una famiglia ebrea, Stéphen Hessel si trasferì in Francia nel 1925 e solo nel 1937 divenne naturalizzato francese. Scampato per miracolo ai campi di concentramento, entrò a far parte delle file della Resistenza. Dopo la seconda guerra mondiale intraprese la carriera di diplomatico e fu tra i promotori della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. È noto al grande pubblico per il suo pamphlet Indignatevi! dell’ottobre 2010 che ha scosso le coscienze giovanili e dato impulso al movimento degli indignados. Un successo editoriale senza precedenti: cinque milioni di copie vendute in quasi cento paesi. L’idea del libello era venuta all’editrice Sylvie Crossman che aveva incontrato Hessel ad una riunione di vecchi combattenti in cui illustrava il programma del Consiglio della Resistenza: una sorta di promemoria per i più giovani affinché i valori della Resistenza restassero impressi anche nelle coscienze delle nuove generazioni.

Insomma, una sfida lanciata dalla Crossman e raccolta con entusiasmo dall’anziano militante che, a detta degli amici più cari, poco prima di morire stava ancora progettando viaggi, adunate, pamphlet perché diceva: «Finché posso camminare, parlare, capire cosa sta succedendo, ho la responsabilità di esercitare la mia influenza». Dotato di un’energia contagiosa e sempre sorridente, Hessel ha dimostrato che la frattura generazionale si può superare: ha incantato i giovani con la sua passione e il suo entusiasmo per la politica; ha invitato le nuove generazioni non solo ad indignarsi ma ad impegnarsi per cambiare le cose proprio come lui aveva fatto negli anni della Resistenza (un altro suo pamplhet porta il titolo Impegnatevi!).

L’intellettuale francese si era occupato, nel corso della sua lunga carriera, di un po’ di tutto: dall’ecologia al disarmo nucleare, dalle primarie del partito socialista fino al ruolo delle banche. Le sue parole erano tanto più efficaci perché animate da uno straordinario senso di urgenza. Si concedeva facilmente ai media, inflazionando la sua immagine e il suo nome senza alcun timore. Proprio per questo alcuni lo criticavano; altri erano arrivati a dire, forse mossi dall’invidia per il suo successo (negli ultimi anni di vita aveva accumulato una bibliografia che altri autori avrebbero raccolto in decenni), che aveva inventato parte della sua biografia, confluita nel libro A conti fatti, o quasi, edita in Italia da Bompiani.

Hessel è stato un intellettuale capace di attirare su di sé l’attenzione dei giovani perché, a differenza di tanti altri, ha saputo non solo elargire consigli dall’alto della sua esperienza ma anche mostrare con l’esempio della vita che l’indignazione senza impegno genera solo sterile rabbia.

di Chiara Selleri