non c'è libertà senza passione!

 “Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta…”

[Alda Merini, da Vuoto d’amore, 1991]

di Giuseppina Amalia Spampanato

foto di Teresa Mancini

21 Marzo 1931. Milano. Un’«ape furibonda», così come Alda Merini amava definirsi, vede la luce. Personalità unica, originale, irriverente, ma soprattutto sensibile, troppo, al punto che la fragilità emotiva la portò ad essere ricoverata per lunghi periodi all’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Alda, però, è riuscita a trasformare la sofferenza e il dolore in poesia, bellezza e armonia. Ha racchiuso nei suoi versi il segreto di un’esistenza difficile, la sua storia, ma anche la voce degli esclusi e degli emarginati. Attraverso uno stile colto, ricercato, capace di evocare splendide e tormentate immagini, Alda è riuscita a raccontare una vita al limite della follia, sempre con straordinaria forza e grande lucidità, venate da sottile ironia, quell’ironia che le ha permesso di sopravvivere al naufragio di una vita segnata da separazioni dolorose, perdite, anni di buio e tristezza, soprusi, silenzi e solitudini. Una voce sincera e appassionata, fuori da ogni schema, accorata e limpida. La sua poesia, così audace, visionaria, ma anche tanto malinconica e sommessa, reca traccia di una vita tormentata. Un’esistenza condotta tra arte e follia, amore e malattia.

La poetessa dei Navigli è stata una delle maggiori voci poetiche del Novecento. Una donna libera, vitale, dotata di un candore ed un’ingenuità disarmante. Il suo sguardo sul mondo era acutissimo, umano, tenero. Ha vissuto tra mille difficoltà, all’ombra del disagio mentale, rifugiandosi nella poesia in maniera assolutamente originale, suggestiva, prorompente. Dotata di straordinaria umanità e generosità, sempre disponibile e aperta verso gli altri, non sempre, però, è stata apprezzata. Pochi i riconoscimenti ufficiali che le sono stati assegnati. Esordisce giovanissima, a 15 anni. La prima raccolta di poesie della Merini, La presenza di Orfeo, pubblicata nel 1953, ha grande successo di critica. Nel ‘93 Alda vince  il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale, con La Terra Santa, considerata il suo capolavoro. Nel ‘96, con La vita facile, le viene attribuito il Premio Viareggio; nel ‘97 il Premio Procida-Elsa Morante e nel ‘99 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia. Ma il più prestigioso riconoscimento, che avrebbe meritato, non arrivò: nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Française. Segnalazioni in suo favore erano state avanzate anche da Dario Fo e da altri esponenti della cultura e del giornalismo. Sforzi vani. Quel mancato Nobel fu forse un torto fatto all’Arte, alla Poesia, più che a lei. Tra le sue raccolte di versi, degne di nota sono «Testamento», «Vuoto d’amore», «Ballate non pagate», «L’anima innamorata», «Corpo d’amore», «Un incontro con Gesù», «Magnificat. Un incontro con Maria», «La carne degli Angeli», «Più bella della poesia è stata la mia vita», «Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati». Nella sua carriera artistica, Alda Merini si è cimentata anche con la prosa, come in «L’altra verità. Diario di una diversa», «Delirio amoroso», «Il tormento delle figure» o «La pazza della porta accanto» (con il quale vinse il Premio Latina 1995 e fu finalista al Premio Rapallo 1996). Letterata eclettica e passionale, Alda riversa all’interno della sua poesia follia e dolore, spiritualità e carnalità, amore e morte, con la consapevolezza di aver vissuto fino in fondo la vita, lei che la vita l’ha amata, nonostante tutto:“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.

Il prossimo 20 marzo Giovanni Nuti omaggerà la poetessa in Ciao, Alda! al teatro San Babila, a Milano. Il 21, invece, in occasione della giornata mondiale della Poesia, al Teatro Studio Uno, nel quartiere di Torpignattara, a Roma, va in scena “La pazza della porta accanto”, uno spettacolo su testi e video di Alda Merini, a cura di Dale Zaccaria e Sara Felci. Alda non si è mai spenta. Continua a vivere nei sui versi, nell’Arte ed in ognuno di noi che l’ha amata.