non c'è libertà senza passione!

di Patrizia Ugolini

foto di Teresa Mancini

Ogni giorno ciascuna mente umana riceve qualcosa come un trilione di informazioni (cioè 15 seguito da 18 zeri!), derivanti da esperienze sia personali e recenti, sia appartenenti al passato non solo individuale ma anche concernente l’intera umanità, fin dalle sue origini.

Tali informazioni vengono recepite dalle cellule nervose che costituiscono il cervello umano, e che si ritiene, almeno per ora, siano in gran numero: all’incirca 15 miliardi. Inoltre, ogni cellula nervosa, chiamata “neurone”, scambia con le altre almeno centinaia di informazioni al secondo. Questo ci può stupire, ma anche far comprendere le infinite potenzialità della mente. Da tanta mole di informazioni in ogni momento operiamo una precisa selezione, al fine di prendere decisioni riguardo al proprio operato.

Nel tempo che si percorre tra la nascita e la vita adulta, tale selezione sarà sempre più raffinata, e le strategie messe in atto saranno volte ad arrivare all’obiettivo che si intende raggiungere. Partendo dal presupposto che ognuno di noi fa la scelta che sembra migliore al momento, frutto dei dati a disposizione e dell’interpretazione di essi, può apparire riduttivo concepire una vita che percorre sempre lo stesso percorso con risultati il più delle volte insoddisfacenti. Però questo spesso accade, a molti di noi. Perché in tali casi non attingiamo ad altri dati, e operiamo nuove strategie, per arrivare a risultati più soddisfacenti?

Perché i nostri comportamenti sono limitati dai suggerimenti che abbiamo imparato nei primi anni della nostra vita, quando eravamo al massimo della suggestione, fenomeno naturale volto all’apprendimento di ogni cucciolo di qualsiasi specie.

Quando l’adulto di riferimento dice al bambino: “questo puoi farlo, questo no”, non sempre ciò è volto a garantire la sua sopravvivenza, come per esempio: ”non toccare il fuoco, puoi bruciarti”. Gran parte delle regole trasmesse infatti, provengono dall’esperienza personale e trasmessa all’adulto, una serie di direttive derivanti non solo dal dover convivere in quella determinata società, ma anche da reazioni ad accadimenti più o meno felici o dolorosi, da ricercare o al contrario da evitare.

Per esempio a volte per generazioni si trasmette che bisogna diffidare del prossimo, derivante da esperienze pregresse in cui tali relazioni avevano portato sofferenza, oppure al contrario, si possono avere buone e appaganti relazioni con gli altri. E così, dall’insieme di ciò che possiamo considerare “regole di vita”, derivano precise convinzioni, che non sempre valgono per tutti, ma certamente per alcune persone sì. Per esempio, la convinzione che gli altri possono rappresentare un pericolo.

Da cui, strategie volte ad evitare gli altri, o comportamenti volti alla timidezza, o alla paura di stare in mezzo alla gente, o l’intolleranza, con eventuali ripercussioni sia nella sfera di relazioni intime, sia sul lavoro ecc. Ed ecco che la selezione tra la miriade di informazioni può essere “disfunzionale”, perché danneggia le immense potenzialità, il raggio di azione e operazioni possibili.  Non si tratta, come spesso si pensa, del “carattere” di una persona, né tanto meno che proprio per questo non si possa cambiare.

In realtà si tratta, il più delle volte di un comportamento appreso, assolutamente possibile da modificare se rende la vita insoddisfacente. Per modificarlo, ci sono tante vie. Alcune le possiamo cercare, sia con colloqui psicologici con persone affidabili, sia con comprensione, a tu per tu con noi stessi, di cosa veramente, nel più profondo di noi, vorremmo a sapremmo fare.

Altre volte invece la vita ci pone di fronte ad eventi che sono come momenti di “illuminazione”, facendoci scoprire qualcosa di noi che non avevamo mai pensato di possedere.