di Teresa Mancini
Scrive di lei Maria Vinella curatrice della sua ultima mostra a Roma dal titolo, Parvenze, presso la Galleria Arte Fuori Centro: “Per Maria Grazia Martino l’arte è parvenza di una realtà fatta di sottili trame, fili, nodi che intrecciano storie e raccontano emozioni. Le sue opere sono effimere, provvisorie, transitorie. Sono ricami di carta, intrecci di plastica, installazioni impalpabili di filo metallico, scritte su arazzi di stoffe di scarto, alfabeti tattili celati nelle pieghe di pagine in tessuto.”
Il luogo in cui vivi ha dato ispirazione al tuo lavoro d’Artista?
Come era di consuetudine, nei paesi di provincia (sono nata a San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia), le ore pomeridiane erano spesso dedicate alle attività manuali per realizzare indumenti di uso quotidiano o biancheria per figli o nipoti. Era quindi inevitabile il contatto con il lavoro a maglia e all’uncinetto grazie alle nonne che realizzavano coperte con avanzi di lana e zerbini con i collant. Inoltre, negli anni Settanta, la scuola era organizzata in modo tale da insegnare ai ragazzi a svolgere piccole attività artigianali per prepararli ad un pronto intervento casalingo. La mia insegnante dedicava un giorno a settimana ai lavori femminili, ci insegnava a realizzare quadri a mezzo punto, ad attaccare i bottoni e tutto ciò che poteva esserci utile nella vita.
Come sei arrivata all’arte?
Dopo il matrimonio ho continuato questo lavoro, sebbene la maggior parte del tempo era dedicato ai figli e alla casa, ma ho sentito il bisogno di dedicare del tempo a me stessa e alla mia crescita personale, così decisi di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti per riprendere gli studi. All’inizio non è stato semplice, soprattutto, mi riusciva difficile capire cosa i professori richiedessero non conoscendo il mondo dell’arte. Mi sono iscritta alla scuola di Decorazione e fra i corsi c’era Plastica Ornamentale la cui professoressa propose come tema “Gli Opposti”, mi venne subito in mente diritto e rovescio, ma rifiutavo di lavorare a maglia. Cercavo di trovare soluzioni alternative, ma non riuscivo a liberarmi della mia prima idea, così tagliai dei collant e ricominciai a lavorare ai ferri. Il mio primo lavoro è stato un vortice, l’idea è nata leggendo un articolo su una rivista che parlava di buchi neri. Mi colpì subito l’immagine del vortice che sembrava spiegare alla perfezione il mio coinvolgimento nel nuovo mondo dell’arte.
Ho visto dei bellissimi libri d’Artista, quali sono i materiali impiegati?
Ho sperimentato vari materiali dai tessuti alla plastica, al rame, la pellicola di audio cassette, lo spago, la rafia, la pelle, la carta, e per ognuno ho ricercato la tecnica migliore, in base alle caratteristiche del materiale, per realizzare degli elementi di forme diverse che ho assemblato per costruire l’arazzo.
Le tue tecniche?
La tecnica del ricamo l’ho acquisita dalla mamma che realizzava, prima per me e poi per amici e parenti, asciugamani, tovaglie e lenzuola per il corredo ed io aiutavo a fare l’orlo a giorno e a riportare i disegni sui tessuti in lino da ricamare.
Ho continuato la mia ricerca negli anni per creare arazzi e installazioni per varie mostre fino a giungere alla realizzazione dei libri d’artista con materiali come il rame, l’argento, il cotone , il lino, la rafia, la carta e la iuta utilizzando sia la tecnica dell’uncinetto che dei ferri per maglia.