non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Vignetta di Elena Manzini

Uno degli sketch più riusciti e ricordati di Massimo Troisi è quello dell’”Annunciazione”. Troisi veste i panni della moglie di un pescatore. Lello Arena, sua storica spalla, è l’arcangelo Gabriele che schiamazzando con tamburi, piatti ed altro ancora entra in scena ripetendo ossessivamente: ”Annunciazione, Annunciazione…”. Tra lazzi e frizzi la cosa va avanti un bel po’. Alla fine l’arcangelo-Arena si rende conto di aver sbagliato casa. L’”Annunciazione” doveva essere fatta in altro luogo, ad altra persona. Ripercorrendo con il pensiero gli avvenimenti politici della ultime settimane, le ”Annunciazioni” si sprecano e sono tormentosamente corredate da tutto quello che può far ”caciara” mediatica per attirare l’opinione pubblica e convincerla dove sta la verità. L’effetto di tanti colpi di scena, di comunicazioni e proclami, è proprio il contrario di quello che si desidera ottenere. Al posto dell’interesse scatta il fastidio, la presa di distanza dell’opinione pubblica: l’incomprensione. Annunci che cadono nel vuoto o, per rimanere a Troisi, sbagliano destinatario favorendo gli avversari, non solo interni.

Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl, prende a prestito dall’era fascista il logoro ”me ne frego” per mandare al Capo dello Stato un messaggio non certo distensivo (”politicamente ce ne freghiamo” delle prerogative quirinalizie). Non si rende conto il coordinatore del Pdl (che ha poi corretto, spiegando di aver voluto riaffermare anche le prerogative dei partiti) che la Costituzione è ancora vigente e, a parte improbabili colpi di stato, le decisioni di Napolitano, qualunque esse siano, vanno rispettate ed attuate. Certo, ci può essere sempre l’impeachment del presidente della Repubblica, ma questo è un altro discorso che non sembra possa essere invocato.

Sull’altra sponda neanche Gianfranco Fini, leader novello di Futuro e Libertà, in fatto di annunci scherza. Con la sua lemma determinata afferma che non si andrà alle elezioni anticipate. L’avrà visto in qualche palla di vetro fornitagli da maghi o streghe amiche? Può darsi. Fatto sta che oggi nessuno sa come andrà a finire, a cominciare da Giorgio Napolitano.

Non poteva non scendere in campo il Cavaliere nella gara delle annunciazioni. La mozione di sfiducia di Fini, Casini e Rutelli la vede come una ”bufala” che risulterà tale alla prova del Parlamento il prossimo 14 dicembre. Quei 317 voti, che teoricamente dovrebbero silurare irrimediabilmente il suo gabinetto, si scioglieranno come neve al sole. Il presidente Berlusconi lo scenario post 14 dicembre lo avrà visto su di un monitor magico fornitogli da maghi extraterrestri? A sentire certe dichiarazioni si ha la sensazione che per nascondere insicurezze e crucci si giochi a chi la spari più grossa. Più si è insicuri, più ci si veste di certezze ancorate alla voglia che i propri desideri si realizzino. E più la situazione si fa confusa, più si richiama, a mo’ di esorcismo, il fatto che non si è più nella prima Repubblica. Come se in quel periodo storico ci fossero tutti i mali e le corruttele possibili. Gli andazzi attuali della politica, a volte, possono far ritenere all’elettore che ”si stava meglio quando si stava peggio”.

Che ci possa essere una mediazione tra le parti prima di arrivare alla prova del confronto in aula è auspicabile, anche se i tamburi di guerra non lasciano adito a facili speranze. Il momento economico però è particolarmente delicato con la speculazione finanziaria dietro l’angolo pronta ad azzannare a sangue il nostro Paese. Tra tanti ”annunciatori” gli unici che non parlano sono proprio gli speculatori finanziari internazionali. Loro non hanno bisogno di proclami, aspettano per colpire in religioso silenzio. Forse è il caso d’imparare da loro. Forse è il caso che il confronto all’ultimo sangue tra i due ex cofondatori si fermi in nome dell’interesse del Paese. L’unica via di uscita resta un Patto di legislatura tra l’ex maggioranza, magari allargata, che metta al primo punto dell’ordine del giorno il tema dell’occupazione, con tutti i corollari per arrivarci. Se il vaso governativo si romperà in mille cocci e la speculazione avanzerà, come è certo che sia, le spiegazioni di chi ha più colpe non serviranno a nessuno.