non c'è libertà senza passione!

Nessun referendum per tagliare i ponti con Bruxelles ma certo quest’Europa non convince, bisogna lavorare dal di dentro per modificarla.

La direzione del Pd è stata spostata a tempi migliori.  Matteo Renzi è impegnato a provare a districare la  “brutta storia” dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Chissà se il presidente del Consiglio, tra un incontro e l’altro, ha pensato al colossale errore commesso dal primo ministro inglese David Camerun. Il referendum non doveva indirlo,  proprio perché convinto del disastro politico e economico che poteva creare. Certo, paventarlo per “scucire” all’U.E. ancora flessibilità  e vantaggi – come in effetti è avvenuto -, ma convocarlo non era proprio il caso. E, invece, pensando a se stesso ed alla vittoria che si sentiva di portare a casa, con relativo suo rafforzamento politico,  ha fatto un disastro. Spaccatura nel Regno Unito, mercati in super fibrillazione, sterlina a picco, e lui, Camerun, che non può che annunciare l’auto-sfratto dal mitico numero 10  di Downing Street. Proprio tutto l’incontrario di quello che voleva. Renzi forse per un attimo ha pensato al suo referendum di ottobre. E ha fatto gli scongiuri di rito contro i gufi, e non solo, ipotizzando con molta probabilità una strategia meno coinvolgente a livello personale. Ce la farà? Ottobre è lontano e qualche aggiustamento è ancora possibile.

Chi è felice come una Pasqua è Matteo Salvini. La Brexit l’ha proprio tonificato, esaltandolo oltre misura. Dopo gli scarsi risultati delle Comunali la vittoria dei separatisti britannici gli ha consentito di ritornare in tivù con il piglio aggressivo di chi pensa di saperla lunga. Le parole sono sparate a mitraglia contro quei “massoni, banchieri, affaristi e compagni” che per i loro sporchi interessi vogliono che l’Europa esista.  Subito, anche in Italia, l’andata alle urne per dare il calcio che si merita a quest’imbelle Unione Europea.

     Luigi Di Maio ed il suo capo-garante Beppe Grillo al contrario hanno messo la marcia indietro. Una cosa è la lotta all’euro, un’altra è uscire dall’Europa. Insomma, va bene la contestazione tosta ad un modo di gestire le politiche economiche, ma il “ciao, ciao” a Bruxelles sarebbe follia pura. Ma siamo sicuri che questa fosse la posizione originaria dei 5 Stelle? Una cosa è l’opposizione fine a se stessa, un’altra è il governo della polis. E i Pentastellati hanno proprio l’intenzione di governare senza se ne ma. Allora, qualche mediazione che ricorda lo stile della vecchia Democrazia Cristiana è necessaria. I cantieri di Roma e Torino sono aperti da poco e possono essere o i trampolini di lancio per il consolidamento e la trasformazione “governativa” del Movimento o il “ritorno a casa” senza la possibilità di cambiare veramente l’Italia.

     Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia non ci stanno a confondersi con Matteo Salvini e Giorgia Meloni,  nemmeno in questa occasione. Nessun referendum per tagliare i ponti con Bruxelles ma certo quest’Europa  non convince, bisogna lavorare dal di dentro per modificarla.

     Tutti d’accordo che bisogna voltare pagina. Ma come? E qui il discorso si complica. C’è chi pensa a meno burocrazia e più  politica, chi ad una maggiore integrazione delle politiche sociali, chi ad un’Europa a due velocità, e via discorrendo. Forse la cosa più semplice da fare è ritornare alle radici, rileggere e meditare sul Manifesto di Ventotene  redatto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Ursula Hirschmann. È il primo documento ufficiale che prefigura la necessità dell’istituzione di una federazione europea dotata di un parlamento eletto a suffragio universale e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali come l’economia e la politica estera. La burocrazia si vince con la politica e solo la politica potrà salvare l’Europa.

La Brexit, comunque, è un evento drammatico per l’ U.E. Ma anche l’occasione per non “tirare più a campare” come per troppo tempo è avvenuto. Più che i soliti “pannicelli caldi” che provano ad accontentare tutti, scontentando nei fatti proprio tutti, c’è’ bisogno di un “salto di qualità, nell’unita’”. Finché ci sarà un Parlamento europeo che Parlamento non è. Una Commissione che prova a regolamentare tutto burocratizzando ogni cosa, e un tavolo di comando fatto dai Capi di Stato e di  Governo che nella mediazione, spesso al ribasso, tutto decidono, l’Europa sarà sempre una chimera. Il futuro non dovrà  più vedere Renzi, Holland e frau Merkel che s’incontrano per “dettare la linea”. Ma un Parlamento Europeo che conta e decide su tutti. Utopie? Forse. Ma sono proprio le utopie che possono veramente cambiare il mondo.

di Elia Fiorillo