non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Vignetta di Elena Manzini

 

“Se lo Stato e’ mariuolo noi per difenderci ci dobbiamo adeguare”. La signora sessantenne bionda platinata, venditrice di fiori al cimitero di uno dei comuni dormitorio dell’hinterland vesuviano, così risponde sovrattono alla vecchina che si lamenta per l’aumento del costo dei fiori da portare sulle tombe dei suoi “cari estinti”. Prova a ribattere alla fioraia che la sua pensione e’ sempre la stessa, ma con la scusa dei controlli sugli scontrini fiscali tutto e’ aumentato. “Se lo Stato e’ mariuolo, anche altri gli somigliano, anzi sono peggio quelli che aumentano i prezzi…”. Si capisce dal grugno del viso che la pensionata queste cose le pensa, ma non le dice. La furia bionda che si trova davanti l’aggredirebbe se minimamente s’azzardasse a palar dei furbetti dello scontrino. La fila è lunga davanti al chiosco dei fiori. La scena si ripete ad ogni cliente. Lamento, improperi a giustificazione degli aumenti eppoi scena finale melodrammatica con la battitura del famoso, meglio famigerato, scontrino fiscale. Anche il posteggio è aumentato, ma di scontrini non si vede nemmeno l’ombra.

Ma vuoi vedere che Attilio Befera, il «Grande fratello», come molti chiamano il direttore dell’Agenzia delle entrate e presidente di Equitalia, invece di aiutare i lavoratori e i pensionati li sta danneggiando? E’ un interrogativo assurdo, pleonastico. Certo che fa bene Befera a fare il proprio mestiere. I suoi blitz a caccia di evasori hanno fatto effetto. Non solo a Cortina si sono adeguati, ma anche in questa realtà dove la parola legalità non è proprio usuale. Per converso però la controffensiva dei ravveduti da scontrino fiscale non si è fatta attendere: giù botte da orbi sugli indifesi consumatori.

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Sono sempre i soliti noti a pagare. E un atto di giustizia sociale qual è quello di far pagare le tasse a tutti, si può trasformare per i più deboli, per quelli a reddito fisso, in una riduzione del potere d’acquisto. In un danno. Certo, siamo all’assurdo, ma è così.

La verità è che sia la pensionata che la fioraia appartengono alla categoria che una volta si definiva del proletariato o, meglio, del sottoproletariato ed entrambe si trovano sulla stessa barca, pur non rendendosene conto. Una barca di poveri che lottano tra loro per portare a casa qualche euro in più a fine mese. Una strana guerra tra indigenti sta nascendo, dove il far rispettare le regole del vivere civile diventa, nelle realtà più compromesse del nostro Paese, per alcuni un danno sociale. Pensate che direbbe la fioraia, ma anche la pensionata, nell’apprendere la notizia che tredici giudici fiscali sono finiti dentro per corruzione, proprio dalle loro parti. O di politici plurindagati per corruzione o faccende simili che non pensano minimamente a dimettersi; né, per la verità, i partiti di cui fanno parte a porsi il problema della loro correttezza e dell’immagine negativa che si portano dietro . “’U pesce fete da’ capa”, e giù imprecazioni a tutto tondo.

Bisogna cambiare, rendere questo nostro Paese più equilibrato, più giusto, più serio…, più europeo. Nel sentire lo stereotipo dell’italiano furbo sempre e comunque, qualche dubbio sorge. Ma siamo proprio sicuri che sia così? O non è più giusto ritenere che la maggioranza di questo Paese è fatta di gente onesta, per bene, che paga le tasse e fa il proprio dovere di cittadino? Una maggioranza silenziosa di impiegati, operai, commercianti, professionisti, industriali, anche politici, che non sa nemmeno lontanamente che cosa sia la furbizia. Che conosce l’etica del lavoro ed il rispetto dei propri simili. Che crede nei valori della solidarietà, della giustizia sociale. Che non commetterebbe mai una sia pur piccola infrazione. Eppure le vittime sacrificali dei furbastri sono proprio i comuni cittadini onesti che si trovano a pagare quello che gli altri evadono. Il governo si sta impegnando sulla riforma fiscale, materia delicatissima perché involontariamente può con le sue norme, spesso complicate, premiare i furbi, perché più attrezzati, e non aiutare i più deboli. Forse ci vorrebbe un meccanismo perequativo, capibile da tutti e da tutti utilizzabile.

Ci vorrebbe uno scontrino fiscale non fine a se stesso, ma da utilizzare come mezzo che a fine anno ti consentirà di “scaricare” un po’ di tasse. Insomma, un meccanismo semplice, a portata di tutti che se ben costruito e fatto capire, invoglierà la pensionata a chiedere alla fioraia, anzi a pretendere, quel pezzettino di carta che le consentirà di ridurre le sue tasse. Una “raccolta di punti”, insomma, che a fine anno porterà un premio. E così dovrebbe funzionare un po’ per tutto. Dall’avvocato, al dentista, al macellaio, al calzolaio, al barista, all’orefice e via dicendo. Se il meccanismo sarà ben oleato, il furbastro evasore che ti proporrà un prezzo ridotto per non pagare le tasse si sentirà rispondere un no secco, “perché non mi conviene”; “perché in questo modo tu ci guadagni, ma io ci perdo”.