non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Roberto Saviano foto da Il Gazzettino Vesuviano

“Sommo diritto somma ingiustizia”. Sia Terenzio che successivamente Cicerone ne erano convinti. A vedere tutti prosciolti i 95 rinviati a giudizio nell’inchiesta denominata Cassiopea, sui rifiuti tossici in Campania, non si può che dare ragione ai due grandi pensatori del passato.

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Cassiopea è la storia del traffico malefico di fiumi di rifiuti tossici che tante industrie del Nord, e non solo del Nord, sversavano nella pattumiera Campania e specificatamente nelle campagne di Napoli e Caserta. La storia risale al 2003. Da allora il “sommo diritto” è fatto di giudici che dichiarano incompetenti altri giudici e quelli che dovevano essere competenti, dopo anni di studio delle carte processuali, si dichiarano a loro volta incompetenti, rimandando tutto al mittente, in un tragico giuoco dell’oca.

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“La somma ingiustizia” è fatta di errori di notifica, scioperi degli avvocati ed altre questioni burocratiche difficilmente comprensibili da parte dei non addetti ai lavori. E’ fatta, soprattutto, di prescrizione dei reati. Resta il fatto che tutti i presunti responsabili del traffico, anche quelli che avevano ammesso le loro colpe, sono liberi da qualsiasi accusa. Forse gli rimarrà il rimorso. Ma questo è un altro discorso.

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Ma al di là dei proscioglimenti resta senza ombra di dubbio l’inquinamento di grandi aree coltivate di Napoli e Caserta. Restano i 40 tir settimanali che dal Piemonte, dalla Lombardia, dall’Emilia e Romagna e dalla Toscana arrivavano nelle campagne del napoletano e del casertano. Resta la stima esorbitante di un milione di tonnellate di rifiuti tossici seppelliti dove sarebbe cresciuta frutta e verdura; dove gli animali sarebbero andati a pascolare. Restano i dati confusi, probabilmente sottostimati, di malattie tragiche in aumento in quelle disgraziate realtà. Resta, soprattutto, la profonda cattiveria, non attribuibile a lume di ragione ad esseri umani, di chi con “scienza, coscienza e volontà” decideva di uccidere per il proprio tornaconto realtà territoriali, con tutto quello che c’era sopra e sotto terra.

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“Sommo diritto somma ingiustizia” non vuol dire però rassegnazione. Roberto Saviano, con il suo libro Gomorra, pubblicato nel 2006, ha romanzato fatti veri, prendendo spunto proprio dall’indagine Cassiopea, partita dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. No, non ha raccontato “bufale mediatiche”, come qualcuno potrebbe credere dopo lo scagionamento di tutti gli imputati di quella inchiesta. E giustamente quel libro e il conseguente film con Toni Servillo, ad opera del regista Matteo Garrone, hanno suscitato negli spettatori particolare sdegno e raccapriccio. Certo, c’è stato anche chi ha avuto fastidio per le situazioni raccontate, per quei dialoghi del film così crudi, in un dialetto quasi incomprensibile anche agli indigeni, che aveva bisogno dei sottotitoli come si fa per la traduzione dei dialoghi nelle lingue straniere. Il perbenismo ignorante si ribellava con la solita vecchia frase: ”Ma noi non siamo così. Perché rappresentare il peggio di una realtà che non è solo camorra?” Insomma, un modo come un altro per buttare la polvere sotto il tappeto. Per non voler vedere, per non volersi impegnare.

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La cosa che preoccupa della sentenza di proscioglimento è la mancanza d’indignazione popolare. Una sorta di assuefazione, meglio di anestetizzazione, a tutto, che in certe realtà del Mezzogiorno diventa terreno di coltura di tutte le forme malavitose. Francamente la storia dell’inquinamento non può finire così, per rispetto di tutte le vittime senza nome di quel losco traffico. Soggetti che con molta probabilità non capiranno mai da dove sono arrivati i devastanti danni alla loro salute. Forse siamo stati lettori poco attenti della stampa quotidiana in questi giorni. Non abbiamo rilevato, al di là delle associazioni ambientaliste, prese di posizioni forti da parte della politica nazionale. Non abbiamo notato richieste d’ispezioni ministeriali al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per capire dal di dentro cos’è veramente successo.

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Non sappiamo se il Consiglio Superiore della Magistratura interverrà per comprendere ed eventualmente punire. Speriamo che il Presidente della Repubblica, presidente del CSM, voglia sollecitare un chiarimento per evitare che situazioni del genere si possano ripetere.

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“Sommo diritto somma ingiustizia”, aspettiamo di leggere la sentenza per capire, ma non per rassegnarci. Questo mai.