non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Il governo si è guardato bene dal parlare di patrimoniale – non sulla prima casa ovviamente-, né di emanare un qualsiasi provvedimento che riduca davvero i costi della politica. Si parla molto di riduzione dei seggi in Parlamento e nelle altre assise territoriali. I tempi non sono brevi per provvedimenti del genere. Eppoi, sono utili? Operazioni affrettate di questa specie non possono far correre il rischio di compressione  della democrazia, già di per se limitata  da leggi tipo “porcellum”? Non sarebbe più immediato fare “tagli lineari” ai benefit, alle prebende, alle mille sinecure, visibili e non visibili, che la “razza padrona” si porta a casa? Sul piano tecnico credo che l’operazione sia possibile realizzarla in un battibaleno. E se la maggioranza non ci  sta allora provveda l’opposizione. Non con il solito progetto di legge che senza l’accordo con la maggioranza è impossibile che passi. Ma con un disegno operativo “sui generis”. Ogni parlamentare dell’opposizione – ma anche della maggioranza, se vuole – provveda ad operare tagli  sulle proprie entrate “da casta”. I fondi raccolti potrebbero essere devoluti, per esempio, ad un fondo per l’occupazione giovanile. Sarebbe un buon segnale, diciamo così, perequativo per i comuni cittadini. Utopia? Forse, ma non si sa mai.

Siamo all’esasperazione degli animi senza costrutto. Così, andando avanti a slogan, si corre il rischio di un doppio danno. Da una parte la speculazione incalza difronte a misure unilaterali non concordate pare nemmeno con  il ministro Tremonti, diventato ormai il bastian contrario del governo, se è vero che la nota inviata in Belgio è opera del ministro Brunetta. Dall’altra, c’è il profondo scoramento dei cittadini che non sanno a che santo votarsi. Che difronte ad obiettivi veri e seri sono disponibili anche a sacrifici che costino “lacrime e sangue” – vedi entrata nella zona euro -, ma davanti  all’”ottimismo senza ragione” e ai personalismi tutti centrati su guerre di potere con fini elettoralistici, lo sconforto diventa totale. Certo, i toni stanno salendo pericolosamente ed il rischio di azioni violente è dietro l’angolo. Ci vuole uno stop immediato, una resipiscenza collettiva per evitare il disastro.

Quello che non ha fatto il governo ha provato a farlo l’inquilino del Quirinale, che difronte alla speculazione galoppante prova a serrare le fila ed a chiedere “responsabilità” alla maggioranza, alle opposizioni ed alle parti sociali. Un giro di consultazioni mai visto prima che certifica l’emergenza in cui siamo. Un giro che però non ha portato a risultati eclatanti, né a possibili nuovi scenari.

Che fare? Lo abbiamo scritto in periodo non sospetto. O Berlusconi sarà in grado di far voltar pagina al suo esecutivo cambiando anche pedine, o dovrà fare un passo indietro proponendo  un proprio uomo da insediare a Palazzo Chigi: ne avrebbe solo benefici. Ma il Cavaliere non lo farà. Pensa probabilmente ad  elezioni anticipate d’inverno, come ipotizza Giuliano Ferrara. Anche Bossi, che in fatto di realpolitik è maestro, sta valutando il modo migliore per salvarsi. Probabilmente, per uscire dall’attuale situazione, bisognerà augurarsi defezioni dalla maggioranza, in modo da consentire a Napolitano di aprire questa volta le consultazioni per la costituzione di un nuovo governo, o lo scioglimento delle Camere. Ci auguriamo solo che i transfughi lo facciano per il bene comune e non per le promesse di un futuro posto al sole.