non c'è libertà senza passione!

EuropaPiù si va avanti verso le elezioni europee di maggio, più i colpi di scena mediatici si moltiplicano. Tutto fa brodo per catturare voti. La crisi economica che attanaglia l’Unione Europea diventa una carta da giocare in campagna elettorale per quelle formazioni politiche che sono all’opposizione. Il malessere porta voti e, quindi, giù Beppe Grillo e Matteo Salvini a disegnare scenari idilliaci con il ritorno alla lira, o cancellando le direttive e i regolamenti di Strasburgo e Bruxelles. “Viva l’Italia libera dall’U.E.”. Meglio, nel caso della Lega di Salvini, “viva la Padania liberata”.

Anche gli altri partiti però non lesinano critiche all’Europa germano-centrica, chiedendo voti per cambiare. Più si parla d’Europa e più, però, si pensa all’Italia in fatto di consenso elettorale. L’automatismo non dovrebbe esserci, ma c’è: se vinci la partita per Bruxelles, la stravinci anche per l’Italia. E la vittoria è doppia perché ti legittimi indirettamente, ti rafforzi e puoi preparati meglio alla grande battaglia per le politiche e – se si presenta il caso – puoi anche puntare alle elezioni anticipate, con l’Italicum o senza.

All’ultimo momento il capo del Pd – e presidente del Consiglio – cambia i capolista per le europee. Tutte donne. Mossa a sorpresa che crea non pochi problemi e mugugni nei declassati che pur, in alcuni casi, erano stati da lui scelti. Servirà il cambio ad aumentare il consenso? Certamente si. Per due ordini di motivi. I retrocessi o non accetteranno di fare i numeri due, oppure s’impegneranno di più a stravincere per superare chi gli ha “usurpato” il posto. Quest’ultimo, l’invasore, dovrebbe, al di là del proprio seguito elettorale, attirare il voto delle donne non impegnate. Insomma, la mossa a tavolino potrebbe funzionare.

 

Un uomo di spettacolo come Beppe Grillo conosce bene il “coup de théâtre”e sa l’effetto positivo che suscita nello spettatore. Anche lui in vario modo cerca i colpi di scena per attrarre i suoi elettori-spettatori. Per la virulenza con cui ha risposto a Renzi, paragonato al Gabibbo con le sue veline, la mossa dell’avversario l’ha ritenuta proprio pericolosa. Da parte sua il Renzie-Gabibbo gli risponde serafico: “Grillo ogni mattina si alza e pensa come attaccare il Pd, io invece penso come posso cambiare l’Italia”. Il braccio di ferro continuerà in un crescendo di trovate ad effetto e battutacce tutte mirate alla pancia dell’elettorato. Pochi i ragionamenti per dare all’elettore, nel bene e nel male, una visione dell’Europa concreta, realista. Se fossero in vita i padri fondatori dell’Unione Europea, Altiero Spinelli, Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Konrand Adenauer, rabbrividirebbero non solamente per come viene trattata l’Europa nella nostra campagna elettorale, ma anche per lo stato di salute delle sue istituzioni, per la mancata integrazione politica che fa diventare “pesante” l’unità monetaria

Nei prossimi giorni Berlusconi renderà note le sue liste per le europee e soprattutto, una volta conosciute le limitazioni alla sua attività politica da parte dei giudici, darà fiato alle trombe della campagna elettorale. Lo svantaggio mediatico c’è, anche per l’arresto di Marcello Dell’Utri e per l’abbandono della sua ex ombra mediatica Paolino Bonaiuti, ma il Cavaliere in campagna elettorale non è secondo a nessuno. Chi sprizza felicità per come stanno andando le cose nel Nuovo Centro Destra è l’ex pupillo di Berlusconi, Angelino Alfano, eletto presidente del partito. Angelino è convinto di uscire vincente dalla sua prima prova elettorale con Ncd e sfida gli ex amici di Fi: “Se gli elettori vogliono nostalgia votano Fi, se vogliono un futuro possono votare il Ncd”.

 

Insomma, la sensazione che si ha dalle prime battute della campagna elettorale per le europee 2014 è che niente è cambiato dall’ultima campagna ed, ancora, da quella precedente: i partiti guardano all’Europa in funzione dell’Italia, del loro posizionamento nel nostro Paese. A Bruxelles ricordano ancora quando la Commissione Europea fu presieduta dal democristiano Franco Maria Malfatti. Era la prima volta che l’Italia sedeva sullo scranno più alto della Commissione. Nello sconcerto generale, dopo due anni di presidenza, dal 1970 al 1972, Malfatti si dimise per partecipare alle elezioni politiche italiane. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, ma essere i rappresentanti dell’Italia nelle istituzioni europee resta, in alcuni casi, o una sinecura, o un impegno di cui liberarsi al più presto.

Sarebbe utile se i partiti, per la funzionalità del Parlamento europeo, nell’interesse esclusivo del nostro Paese, scegliessero candidati disposti a rispettare questi cinque punti: 1) Completare tutto il mandato; 2) impegnarsi solo ed unicamente nell’attività di europarlamentare; 3) stare a Bruxelles, a Strasburgo o Lussemburgo tutte le volte che necessita; 4) imparare o perfezionare la conoscenza di una lingua europea, che non sia ovviamente l’italiano; 5) avvalersi di assistenti, non parenti, dalla comprovata esperienza comunitaria, che parlino almeno due lingue oltre l’italiano. Sembrano punti scontati, invece non lo sono per niente.

di Elia Fiorillo