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Il capitale umanoIl capitale umano.Quanto vale la vita di un uomo? Il capitale umano, l’ultimo film di Paolo Virzì che ha preso spunto dall’omonimo libro dello statunitense Stephen Amidon, ce lo spiega in maniera chiara e diretta. La pellicola unisce i toni della commedia familiare tanto cara a Virzì (su cui, però, questa volta cala un’ironia amara e straniante) al genere thriller, «un thriller dell’opulenza che genera povertà e infelicità ovunque» spiega Virzì in un’intervista a «La Repubblica».

Il film è stato ambientato in Brianza perché il regista era alla ricerca di un paesaggio ostile e gelido proprio come Giovanni Bernaschi, il finanziere senza scrupoli pronto a tutto pur di guadagnare, interpretato magistralmente da Fabrizio Gifuni. Se Gifuni-Bernaschi incarna la classe sociale dei finanzieri ricchissimi che non producono nulla per il benessere del Paese ma sono solo capaci di distruggere, come è accaduto nel 2008, l’economia di interi paesi, Fabrizio Bentivoglio veste i panni di Dino Ossola. Ossola è un immobiliarista che, quando accede alla vita dei ricchi, decide di investire tutto quello che ha e che non ha per entrare nel fondo di investimento di Bernaschi.

A questa corsa verso il danaro, di cui Bernaschi e Ossola rappresentano le due facce complementari, sembrano non voler partecipare le donne e i giovani. Carla, moglie di Bernaschi, interpretata da una bravissima Valeria Bruni Tedeschi, rappresenta la tipica consorte di un bussiness man che si perde in una vita inutile e si accontenta di essere amata finché non irrompe nella sua vita un interessante professore di storia del teatro (Luigi Lo Cascio). Carla insieme al professore,  con cui ha una brevissima ma intensa relazione che poi decide di troncare, si batte per la ristrutturazione di un teatro locale ma senza successo. Emblematico lo scambio di battute tra Carla e il marito: «Capisci, non c’è un teatro in tutta la provincia» dice lei; e lui le risponde: «È grave, amore?». La moglie di Ossola, invece, psicologa in un consultorio pubblico, ha il volto di Valeria Golino e incarna un modo alternativo di comunicare con i giovani; ma al suo personaggio non viene lasciato abbastanza spazio. È una figura di contorno, sovrastata dalle vite meschine degli altri. I giovani, poi, vivono una loro tragedia personale (la morte di un giovane cameriere che in bici è travolto da un suv) che costituisce il fulcro del thriller. Molto particolare e intrigante è la tecnica utilizzata da Virzì: la stessa storia ci viene raccontata dal punto di vista di quattro protagonisti. Un montaggio perfettamente riuscito di scene, emozioni, tragedie che si sviluppano sul filo della crisi.

Chiara Selleri