non c'è libertà senza passione!

Scuola, ph Valentina FranchiL’Italia è maglia nera per il computer tra i banchi. Sono solo 14 le classi attrezzate per la didattica multimediale in tutta Italia e l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, lo conferma: l’Italia è più in alto solo della Grecia e della Romania nella classifica generale dei 34 paesi occidentali. Stando ai numeri, c’è un computer a disposizione per ogni 15 studenti nella scuola primaria, uno ogni undici nelle medie, uno ogni otto alle superiori. Il ministero dell’Istruzione spende sempre troppo poco per favorire la digitalizzazione: lo 0,1 % dell’intero budget a disposizione. Però, almeno la Lim, lavagna interattiva multimediale, è stata introdotta in quasi settantamila classi italiane e rappresenta il primo passo per far arrivare il digitale tra i banchi. Per il nuovo anno scolastico sono state annunciate dal ministero altre 4.200 Lim e le classi 2.0, attrezzate per le lezioni multimediali, diventeranno tremila. Inoltre, è prevista, dall’anno scolastico 2014-15, l’adozione dei libri in formato digitale che dovrebbe tagliare le spese per le famiglie. Agli e-book si oppone l’associazione librai di Confcommercio: quale risparmio? I genitori saranno costretti ad acquistare tablet e computer. L’ e-book, inoltre, non farà altro che alimentare il mercato nero delle fotocopie.

Qual è la soluzione più giusta nell’era della digitalizzazione? A questa domanda hanno risposto il filosofo Giovanni Reale e il ricercatore del Cnr, Francesco Antinucci su Il Corriere della Sera. Se il professore Reale è convinto che sia necessario ‘salvare’ la scuola dalle tecnologie come ha scritto nel suo ultimo libro, Salvare la scuola nell’era digitale, Antinucci, invece, sostiene che la scuola debba stare al passo coi tempi perché ormai è cambiato il modo di apprendere. La tecnologia favorisce, infatti, un apprendimento più veloce, fondato sull’esperienza, a differenza di quello scolastico che richiede uno sforzo maggiore perché basato sulla lettura di un manuale. Reale teme che il digitale possa annullare la cultura della scrittura che domina da due millenni e mezzo e che i docenti debbano trasformarsi in tecnici multimediali. La scuola, però, non si può ridurre a nozioni e contenuti da apprendere ma ha un forte valore etico: «aiuta a diventare uomini», così asserisce con convinzione il filosofo. Il professore non è totalmente contrario all’introduzione dell’informatizzazione nelle scuole ma ritiene che le nuove tecnologie debbano essere dei supporti all’insegnamento, non sostituirsi ad esso. Il ricercatore del Cnr, invece, crede profondamente che il digitale possa essere un importante valore aggiunto per l’istruzione scolastica che necessariamente deve mettersi al passo con i cambiamenti che hanno rivoluzionato il nostro mondo.

di Chiara Selleri