non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Chissà se Silvio Berlusconi quando ha accettato l’idea dell’aquilone tricolore, simbolo del suo nuovo partito, l’ha fatto perché si è visto lui, bambino, a tirare inebriato la cordicella che trattiene il gioco volante e gli impedisce di volare libero nel cielo. Il fanciullino che è in lui a volte prende il sopravvento sul navigato manager, sul politico opportunista e disincantato, per inventarsi giochi pericolosi soprattutto per se stesso, ma non solo. Non si e’ reso conto Silvio, come capita ai ragazzini, che la cordicella dell’aquilone, se veramente aveva intenzione di farlo volare alto, non doveva attorcigliarsela tra le dita. Ma tant’è.

Foto di Teresa Mancini

Dopo aver indicato Angelino Alfano come leader del Pdl e candidato premier, dopo le primarie s’intende, fa marcia indietro. Di botto decide, come se nulla fosse, che solo lui può racimolare voti per il centro destra. Attorniato dai vecchi e saggi (?) consiglieri, ma soprattutto da nuovi maghi e streghe dei sondaggi e della comunicazione, parte in quarta. 

La prima volta, un pò di anni fa, decise di entrare in politica per “salvare l’Italia”; oggi… per provare a difendere la sua immagine di leader vincente e quello che resta del Pdl. La discesa in campo del Cavaliere e’ stata accolta con rammarico ipocrita da diversi soggetti politici che però, sotto sotto, non possono che dirgli grazie. In primo luogo il romagnolo Bersani, non perché potrà utilizzare i soliti argomenti per metterlo alla berlina – il sindaco di Firenze Renzi lo ha fortemente sconsigliato di continuare con le vecchie litanie anti Silvio – ma perché catapulta Casini nelle braccia da tempo aperte del Pd. E, per converso, il cattolico Pier Ferdinando ha buoni argomenti da oppore a quei vescovi italiani che hanno sempre storto il naso verso alleanze non naturali con la sinistra. Per non parlare di Di Pietro che con l’uscita vera di Berlusconi dalla scena politica sarebbe stato costretto a non poter utilizzare il suo miglior linguaggio invettivo. Un grazie sentito anche dal movimento di Grillo, che altri voti di dissenso sicuramente pensa di acchiapparli dalla nuova performance dell’ex Caimano. Per non parlare poi dell’ex numero due del Pdl, Gianfranco Fini, che e’ certo, meglio spera, nel rilancio di Futuro e Libertà anche attraverso le prevedibili gaffe dell’ex premier. Ma anche, e soprattutto, per dire agli ex suoi amici camerati rimasti all’interno del Pdl che con uno così, solo gli opportunisti o gli idioti potevano starci dietro. Ma non e’ finita.

Un grazie di cuore a Silvio lo inviano anche quei senatori e deputati, anche fedelissimi, che volevano lo spunto per passare al gruppo misto, avendo capito che non avrebbero avuto la tanto agognata ricandidatura. E, probabilmente, sotto sotto, un grazie lo formulerà anche il premier in carica Monti che in caso di bisogno potrebbe, come ha fatto con il presidente confindustriale Squinzi, per una sua uscita poco felice, gridare all’aumento dello spread.

I grazie arrivano anche dall’estero. Angela Merkel, con l’uomo di Arcore in campo, può far diventare meno credibile l’osso duro Monti, e soprattutto l’Italia, cantando il ritornello – se gli conviene – che gli italiani stanno lavorando a darsi una regolata, ma saranno attendibili nel futuro? E con lei anche qualche tecnocrate europeo a cui l’Italia nuova non convince, ma non potendolo affermare, utilizzerà il vecchio Unto dal Signore per dire che: “ci risiamo!”. Anche i cattolici todiani dovrebbero ringraziare il Cavaliere per la sua mossa repentina che pone loro un po’ di problemini salutari, che vanno al di la’ della teoretica convegnistica e dall’impegno singolo governativo di alcuni di loro, alla costruzione di un progetto di coagulo, al di là di Casini, di Berlusconi, di Fini e chi più’ ne ha più’ ne metta, del mondo cattolico. Stavolta si parte da grandi organizzazioni di massa come la CISL, le Acli, il Movimento Cristiano Lavoratori, la Coldiretti, la Confcooperative, la Compagnia delle opere che provano a cambiare la politica dal basso. Proprio quello che voleva fare una ventina di anni fa Silvio. Ma per farlo ci vuole un progetto organizzativo che possa vedere la luce dalle elezioni del 2013. Non un partito centrato sul leader univo, assoluto ed insostituibile, ne’ una imitazione impossibile della vecchia Balena bianca democratica. Ma un movimento di liste civiche, ad esempio, che trovino poi al centro una coalizione che possa governare. E, da questo punto di vista, la riforma del Porcellum di memoria calderoliana non va lasciata al dibattito esclusivo dei soliti noti.

Anche stavolta il vecchio saggio Napolitano ha fatto bene a gettare un sasso nell’acqua per far ripartire in modo quanto più partecipato il dibattito sulla legge elettorale. Staremo a vedere, incrociando le dita in un laicissimo cenno di scongiuro per l’Italia.