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Prof.ssa Paola Cattani , Laboratorio Analisi Cliniche- Complesso Integrato Columbus

La ricerca del DNA di Papillomavirusad alto rischio”, già ampiamente diffusa e applicata nella prevenzione del tumore della cervice uterina, permette di rilevare la presenza di un’infezione virale che di solito si risolve spontaneamente. Qualora l’infezione diventi persistente, può associarsi a lesioni della mucosa cervicale che possono evolvere, nell’arco di anni, verso la malignità.

Consistenti dati epidemiologici hanno dimostrato l’associazione tra HPV e lesioni pre-cancerose e carcinoma a cellule squamose della cervice uterina. L’infezione da HPV è una causa necessaria nella genesi delle lesioni cervicali di alto grado fino al carcinoma ma da sola non è sufficiente a causare il cancro. Per lo sviluppo di una neoplasia è richiesta la presenza di differenti cofattori (genetici, immunitari, fumo, coinfezioni, etc.).

Studi epidemiologici sulla prevalenza globale degli HPV hanno dimostrato che degli oltre 100 genotipi di HPV conosciuti circa 40 interessano il tratto genitale. Lo sviluppo di una neoplasia della cervice è però correlato ad un gruppo di 14 genotipi di Papillomavirus definiti “ad alto rischio”. Tra questi, HPV 16 e 18 sono i genotipi associati più frequentemente (oltre il 70% dei casi) al carcinoma della cervice uterina.

L’infezione da HPV è molto frequente e si trasmette per via sessuale. Si ritiene che circa il 75% delle donne sessualmente attive possa acquisire, nel corso della vita, un’infezione da Papillomavirus e, nella maggior parte dei casi, da genotipi “ad alto rischio” oncogeno.

In generale, oltre l’80% delle infezioni da HPV “ad alto rischio” è transitoria e guarisce spontaneamente nell’arco di 8-12 mesi senza lasciare esiti. Solo in una minoranza dei casi l’infezione da HPV può diventare persistente e progredire verso lesioni precancerose.

Nella storia naturale delle infezioni da HPV, il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza di lesioni precancerose è molto lungo (2-5 anni) e la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere decennale (15-20 anni).

Per questo motivo, la prevenzione del cancro della cervice uterina si avvale, da anni, di programmi di screening (Pap-test, Ricerca di HPV, Colposcopia), che consentono di identificare precocemente le anormalità della cervice, nello stadio di lesioni precancerose, e di intervenire prima che queste evolvano in carcinoma. Più precocemente si rilevano le anomalie cervicali, maggiori sono le possibilità di intervenire in maniera efficace e risolutiva.

Tali screening diagnostici, dove regolarmente applicati, hanno permesso di ridurre significativamente la morbosità e mortalità per questa patologia. Tutte le donne, tra i 25 e 65 anni, dovrebbero sottoporsi a screening per la prevenzione del cancro della cervice, in generale, non oltre 3 o 4 anni dopo l’inizio dell’attività sessuale.

HPV test (ricerca del DNA e tipizzazione HPV ad alto rischio)

Un risultato positivo per DNA di Papillomavirus “ad alto rischio” indica la presenza di un’infezione virale che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente. Solo se l’infezione diventa persistente può determinare lesioni della mucosa cervicale che possono evolvere verso la malignità.

In caso di positività per Papillomavirus ad alto rischio, la donna potrà valutare con il suo medico curante la programmazione di ulteriori controlli diagnostico terapeutici (Colposcopia, eventuale biopsia, etc., esami normalmente eseguiti per la prevenzione del carcinoma della cervice) e/o l’opportunità di un approccio terapeutico sulla base dei risultati delle diverse indagini e dell’esame clinico.

In caso di Colposcopia negativa, il test specifico per la ricerca di Papillomavirus può essere eseguito a distanza di 6-10 mesi per monitorare l’andamento e l’eventuale persistenza dell’infezione.