non c'è libertà senza passione!

E’ la prudenza dell’incognito, di come potrebbe andare a finire, che condiziona la politica. La rende guardinga al nuovo che potrebbe capitare.

Hanno messo un po’ tutti il silenziatore alle consuete esternazioni giornaliere. Il caldo estivo non c’entra.Tutto è possibile sul fronte del referendum costituzionale. Allo stato attuale potrebbero vincere i “si”, come i “no”. E in tale incertezza meglio adottare prudenza in attesa di segnali chiari sul possibile finale.

Matteo Renzi lascia perdere la consultazione personale legata al referendum di ottobre, anzi ribalta la questione: “Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio”.  Sostiene, inoltre, “che il mio contributo sarà molto chiaro: parlare solo e soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da tutti i temi del dopo”.

A rileggere  certe dichiarazioni di qualche tempo fa del presidente del Consiglio si ha l’idea netta del cambio di rotta. Meglio rassicurare i cittadini sulle cose che hanno per loro primaria importanza: “…l’Iva non aumenterà. E le tasse continueranno a scendere, perché andremo avanti sul taglio dell’Ires”.

Comunque, al di là delle strategie mediatiche attribuite a Jim Messina –  il consulente del premier per la campagna referendaria – che buttano acqua sul fuoco  referendario, il futuro della politica italiana è tutto concentrato su quella consultazione.

L’ex segretario del Pd e capo della minoranza interna Pier Luigi Bersani – anche lui abbassando i toni –  dichiara: “Se vincesse il No al referendum non accadrebbe nulla, sarebbe giusto che Renzi restasse al suo posto”. Ma certo è stato un errore “legare un governo ad una Costituzione, la Carta non c’entra con il governo” . Quando Bersani sostiene che in caso di sconfitta dei “si” Renzi può restare al governo non lo afferma in modo strumentale.

Il suo obiettivo è il partito, perché Renzi “ha un po’ smantellato il Pd”, come va sostenendo da tempo. C’è la necessità allora, anche se vincessero i “no”, di tenersi la guida del governo fin quanto possibile, ma  una ristrutturazione della  segreteria dei democrat sarebbe improcrastinabile.

Bersani sa bene che se il premier dovesse vincere il referendum con margini non risicati per l’opposizione interna – e non solo – sarebbero “giorni bui” e “guai seri”. Insomma, più mediaticamente si prova a mettere in secondo piano la consultazione di ottobre, o novembre, e più essa è il motore di tutto il dibattito politico presente e futuro.

Nel centro-destra Silvio Berlusconi ha puntato tutto su Stefano Parisi, l’ex candidato a sindaco di Milano,  anche tra i mal di pancia dei tanti suoi generali che si sentono espropriati di un ruolo in cui speravano – e lottavano – di potersi calare.

Ma l’ex Cav. è un perenne talent scout della politica che ultimamente ha intensificato la sua attività per trovare un soggetto che riuscisse a traghettare il centro-destra dalla marginalità politica in cui si è venuto a trovare a posizioni di primo piano: il ritorno a palazzo Chigi per capirci.

Gli obiettivi dell’ex direttore di Confindustria sono chiari: “Voglio provare a rigenerare il centrodestra con un programma politico liberale e popolare, alternativo al centrosinistra e concorrente con i Cinquestelle”. Bel proclama, ma come pensa Parisi di raggiungere questo non facile obiettivo si vedrà alla convention prevista per il 16 e 17 settembre a Milano. Una Leopolda di centro-destra?

Per  ora è solo il momento topico in cui Parisi esporrà le sue strategie e, soprattutto,  proverà a contare chi sta con lui. Certo, Silvio Berlusconi e gli uomini suoi più fidati. Ma cosa farà Giovanni Toti, consigliere politico dell’ex premier?

Per il momento si limita a silurare Parisi – e Berlusconi – con un : “Ero già confuso prima, ma dopo aver letto  le interviste e i discorsi di Stefano Parisi sono confuso ancora di più”. Poi mette le mani avanti affermando: “Però può darsi che non abbia capito io”. La prudenza in certe questioni non è mai troppa. Nel frattempo scatta selfie con Matteo Salvini alla festa del Carroccio di Milano marittima.

di Elia Fiorillo