di Anna Caterino
Le chiamano Candy girl, ma il nomignolo non deve trarre in inganno, il termine è stato coniato per le ragazzine che vendono loro foto in atteggiamenti equivoci o che si denudano davanti ad una webcam, in cambio di ricariche telefoniche o regali di poco conto. Il terreno di lavoro di queste ragazzine sono i social network , dove protette da una password possono eludere il controllo dei propri genitori e con molta semplicità entrare in contatto con chiunque. Nasce così una nuova frontiera della baby pornografia che va a sovvertire i ruoli: sono le vittime ad adescare i pedofili . Viene da chiedersi se la spregiudicatezza di queste adolescenti e il loro conseguente impoverimento morale non sia lo specchio del degrado che inghiotte la nostra società. L’assenza di dialogo con genitori sempre più presi dai propri problemi e i contrasti che poi ne derivano portano queste adolescenti a enfatizzare l’immagine della donna oggetto. Immagine che i vari mass media propongono come modello vincente, poiché il sesso vende. In menti così delicate e confuse quindi, pensare al proprio corpo come strumento o meglio come chiave che apre tutte le porte è una conseguenza logica.
Le candy girl con la leggerezza e l’incoscienza, tratto significativo della giovane età, sembrano ignorare il pericolo che in realtà stanno correndo. Purtroppo come la cronaca mette in risalto un gran numero di loro rimane vittima di ricatti da parte dei clienti e costrette ad abusi sessuali “reali”. Il fenomeno dilaga impressionantemente preoccupando non poco l’ ECPAT Italia ( L’ente fa parte di un organizzazione internazionale che tutela i minori dallo sfruttamento e l’adescamento sessuale, presente dal 1994 nel nostro paese). Che nel convegno tenutosi a roma il 29 novembre scorso, in collaborazione con Fastweb e Associazione Familiaristi Italiani, ha affrontato il tema inserendolo nei vari punti trattati; quali la profonda diseducazione digitale dei giovanissimi o l’aumentare della popolarità delle reti per i minori che cresce proporzionalmente al rischio per quest’ultimi di essere adescati. Urge una vigilanza effettiva e una presenza costante nella vita dei propri figli, un ritorno all’educazione sentimentale e all’ideologia femminista che possa elevare la stima verso se stesse. Le adolescenti devono imparare ad amare la loro femminilità e a rispettarla per non esser considerate dai coetanei dell’altro sesso come bamboline. Questo duro lavoro di recupero esige comunque uno sforzo da parte non solo genitoriale, ma anche da figure autoritarie quali ad esempio possano essere gli insegnanti. Tra l’altro potrebbe risultare altamente preventivo occupare con attività familiari, le ore che il proprio figlio o in questo specifico caso figlia, passa solitamente davanti il computer.
La speranza è che la convenzione di Lanzarote ( che prevede aspre punizione per gli adescatori) sia ratificata dal Parlamento ed entri in vigore al più presto, in modo da poter arginare il fenomeno con mezzi adeguati.