non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Mario MontiDa una parte Berlusconi lo vuole a capo dei moderati. Dall’altra Bersani pensa a lui in una posizione di “terzietà”. Presidente della Repubblica? Può essere. Lui, Mario Monti, attuale presidente “tecnico” del Consiglio dei ministri promette che dopo Natale, appena avrà presentato le dimissioni definitive al Capo dello Stato, deciderà che farà da grande. Ma da un ragionatore come lui, che il termine “estemporaneità” non lo conosce affatto, c’è da supporre che il disegno chiaro sul suo futuro già lo abbia ben in mente.

Non si era mai visto che l’uomo delle stangate a ripetizione, dell’Inaccettabile Mostro Urbano, che porta il nome di IMU, facesse gioire o preoccupare tutti gli schieramenti politici per via della sua ipotetica discesa in campo. Per certi versi un “nonsense”. Eppure il senso c’è e passa dalla non credibilità dell’attuale classe politica che ha preferito ed utilizzato Monti – più che un governo politico di unità nazionale o di salute pubblica – per non far cadere il Paese nel baratro della bancarotta. La conseguenza, al di là delle lacrime e sangue che il suo governo sta facendo versare al Paese, è che Monti ha una credibilità internazionale, nonché un credito tra gli stessi italiani, di cui è difficile non tenerne conto. Da opportunista scaltro il Cavaliere lo ha capito e immediatamente l’ha candidato a possibile nuovo inquilino “politico” di palazzo Chigi. Pensa Berlusconi che in questo modo potrà continuare a fare il padre-padrone del suo partito, ricompattandolo contro il pericolo comunista, senza correre il rischio di una sicura bocciatura elettorale che inevitabilmente si ripercuoterebbe sulla sua credibilità interna. E non a caso il caustico D’Alema dichiara perentoriamente che“Monti non si deve candidare. Sarebbe illogico e in qualche modo moralmente discutibile”. Discutibile perché lui il prof., secondo Baffino, proprio perché è stato fortemente sostenuto dal Pd, intralcerebbe le mire di vittoria, appunto, di questo partito.

Si candiderà Monti? Probabilmente si, ma alcuni di quelli che gridano alla sua discesa in campo, rivendicando in qualche caso primazie, rimarranno delusi. A Monti non serve solo vincere le elezioni, l’ambizione-necessità che lo spingerà forse a dichiararsi disponibile nella difficile impresa è quella di fondare concretamente la Terza Repubblica. Di voltare pagina e ciò significa rottura netta con il passato, con i partiti di proprietà dei Capi immutabili, con i privilegi della politica e con la corsa alla poltrona che “ti cambia la vita” e ti dà lo status di potente nella casta degli intoccabili. Accetterà il professore bocconiano di fare il presidente di una coalizione formata da Berlusconi, Casini, Fini, Montezemolo e dalle varie aree che si stanno andando formando, o ipotizzerà un movimento tipo “5 stelle” dei cattolici tout court? Nella seconda ipotesi si potrebbe verificare il drenaggio, un po’ da tutti i partiti, di quei cattolici (moderati e non) scontenti che non accettano il “centralismo democratico”, gli opportunismi di potere, la politica dei due forni, le designazioni dall’alto di chi dovrà essere eletto e chi più né ha più né metta. Significherebbe, altresì, necessariamente individuare una nuova classe dirigente della politica fondata su professionalità, valori, impegno nel sociale e soprattutto nessuna macchia penale. Non ci troveremmo difronte ad una nuova Democrazia Cristiana perché la vecchia Balena bianca è morta e sepolta. E’ passato il periodo storico in cui essa nacque, visse e prosperò. Certi valori invece non moriranno mai. Per farli valere c’è la necessità, nell’attuale periodo storico, di un contenitore comune con un capo che abbia l’autorevolezza morale per essere aggregante del nuovo e deciso avversario del vecchio che prova in tutti i modi a sopravvivere, riuscendoci purtroppo fino ad oggi. Insomma, la vecchia idea di una parte del mondo ecclesiastico che vedeva la presenza dei cattolici in ogni partito, senza che fosse necessaria la nascita di una loro Casa comune, è probabilmente superata.

Ci piaccia o no l’Europa resta un punto basilare di riferimento del programma di governo di qualsiasi primo ministro che sarà chiamato a governare l’Italia. Più saremmo credibili, più confideremmo nell’Europa, più avremmo la possibilità d’incidere nelle politiche dell’istituzione europea. Chi pensa di poter fare a meno dell’Europa, dei mercati mondiali, ritenendo di poter nuotare nella piscina di casa propria e, quindi, s’inventerà una campagna elettorale tutta centrata sul nostro Paese, potrebbe pur vincere demagogicamente le elezioni, ma è destinato a far naufragare l’Italia.

Comunque vadano le elezioni politiche del prossimo Febbraio, niente resterà come prima.