di Giuseppina Amalia Spampanato
I media francesi l’hanno definito il “nuovo Albert Einstein”. Lui, Neil Ibata, è un quindicenne francese con la passione per l’astrofisica. Sorriso spensierato, sguardo curioso e tanta voglia di mettersi in gioco. Un genio, non ribelle, dei tempi moderni. Un ragazzino appassionato di stelle, pianeti e galassie, pronto a mettere insieme dati statistici, registrazioni di movimenti stellari, matematica e astronomia, per capire come funziona il nostro straordinario universo.
Neil studia al Liceo Internazionale di Strasburgo, suona il pianoforte e, nel tempo libero, frequenta uno stage presso l’Osservatorio di Strasburgo, dove lavora suo padre. Grazie a questa esperienza, ha potuto maturare nuove consapevolezze che gli hanno permesso di firmare un articolo a suo nome sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”.
Lo studio, condotto insieme al padre Rodrigo, astrofisico e primo firmatario dell’articolo, ha portato alla luce una sensazionale scoperta: mediante l’utilizzo del Canada France Hawaii Telescope e del Keck, sofisticato strumento statunitense, i ricercatori dell’ Osservatorio di Strasburgo hanno raccolto una serie d’immagini, grazie alle quali hanno scoperto e caratterizzato un gran numero di nuove galassie nane intorno ad Andromeda. Rodrigo Ibata ha poi chiesto a suo figlio di modellare un movimento di queste galassie e il giovane Neil, in un solo weekend, è riuscito a dimostrare che il loro movimento avveniva su un disco rotante. Neil, infatti, grazie alla conoscenza del linguaggio di programmazione informatica Phyton e all’apprendimento della matematica sui banchi di scuola, giocando con i dati misurati dal team di suo padre, ossia con la distanza e la velocità delle galassie nane attorno ad Andromeda, ha osservato come la maggior parte di esse sia organizzata in una gigantesca struttura appiattita, lunga oltre un milione di anni luce, in rotazione su se stessa.
Una scoperta destinata ad aprire nuovi scenari di ricerca e la cui importanza è stata messa in risalto anche da Brent Tully, dell’Università delle Hawaii, che, in un articolo di accompagnamento allo studio di Neil, apparso sempre sulla rivista “Nature”, rileva come «questi risultati mettono in affascinante imbarazzo tutte le teorie sulla formazione delle galassie».
Fortuna del principiante o geniale intuizione di un promettente scienziato?
Sicuramente un modo di pensare fuori dagli schemi, un pizzico di fortuna e tanta genialità sono stati indispensabili per il conseguimento del risultato finale. Notevole è, comunque, rilevare che esistono giovani menti pronte a cimentarsi con impegni non indifferenti. Il giovane Neil non si aspettava il successo riscontrato dalle sue osservazioni, nate tra gioco e passione per l’astrofisica. Per lui, fondamentale è stato il sostegno del padre, che ha creduto nelle sue capacità e l’ha reso partecipe del suo lavoro. Un monito per gli adulti a sostenere e incoraggiare i giovani, affinché possano sempre coltivare le loro passioni, inseguire i sogni e le inclinazioni naturali.
Non tarpate mai le ali di una giovane creatura, potreste ritrovarvi a stroncare sul nascere un giovane Einstein.