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Il tempo resterà è il titolo del doculfilm diretto da Giorgio Verdelli, che narra la carriera artistica di Pino Daniele e dal quale emerge un ritratto davvero sorprendente e inedito di un uomo e di un musicista dal talento straordinario.

IL TEMPO RESTERA' www.ilcorrieredelledonne.netCentocinque minuti di materiale per lo più inedito, durante i quali si susseguono interviste al protagonista registrate tra il 1978 e il 2014, brani di concerti celebri, materiali inediti e testimonianze preziose, da Renzo Arbore allo scrittore Maurizio De Giovanni, da Vasco Rossi a Massimo Ranieri, da Massimo Troisi a Fausta Vetere,  da Peppe Servillo a Eric Clapton. Le scene mettono in risalto un artista che non lavorava, ma amava, amava la sua musica, la sua Napul’è, il suo essere meridionale, e lasciano in chi le segue emozioni forti, tangibili e vibranti.

Il titolo del documentario, nasce dallo stesso Pino Daniele, quando in una ripresa del film dice che il suo codice personale per entrare nel Tempo è la musica, e il tempo non lo inventiamo noi, il tempo già c’è. Noi andremo via, ma il tempo resterà.

Dal suo profondo amore per la musica nasce il suo suono Blues, intriso di sonorità jazz e contaminazioni mediterranee, caratteristico marchio di fabbrica di una carriera che lo ha portato a battere i palchi più prestigiosi della scena musicale internazionale. Tanti i racconti nel documentario inediti di chi ha lavorato con lui, amici e musicisti, di coloro che hanno condiviso con lui parte della sua carriera.

James Senese, uno su tutti, ricorda il suo primo incontro: Gli piaceva la mia band, Napoli Centrale, si presentò da me, sembava un indiano, e questo già mi pareva promettente. Gli dissi: A noi manca un bassista. E lui: Ma io suono la chitarra. Io: Accattate ‘o basso e vieni a suonare con noi. E quello fu l’inizio di una grande storia.  Erano gli anni in cui Napoli stava cambiando, stava vivendo , come Enzo De Caro lo definisce un periodo di Rinascimento culturale, in cui, forse per la prima volta, non c’era più la Napoli che si piangeva addosso, ma stava nascendo una città nuova in cui il centro era la periferia e la periferia il centro. E a questo hanno sicuramente contribuito musiche e testi del grande Pino, la sua ricerca dell’invisibile nell’essenza delle cose.

E nel film Senese è ancora incredulo ai ricordi dei loro live, quando la gente piangeva sotto il palco, tanto travolgente era la sua forza. Tra le sequenze un’emozione fortissima sono le rare immagini del concerto  del 19 settembre 1981 in piazza del Plebiscito quando alla fine saluta così il pubblico: Io esisto grazie a voi, ciao guagli”. E alla fine del concerto il racconto dell’amico Peppe Lanzetta, che non lo trova a banchettare con i suoi impresari, manager o musicisti, ma che lo trova nascosto in un pullman, incredulo a quello che era accaduto: Pe’ ma li hai visti quanti erano?.

A tenere insieme le scene è la voce narrante di Claudio Amendola, grande appassionato di Pino Daniele: Mi considero uno dei fan più scatenati della musica di Pino, da quando l’ho sentito per la prima volta, nel ‘77, da un juke-box a Fregene. Allora siamo tutti impazziti. Pino ha gettato un ponte che ha permesso ai non-napoletani di apprezzare e amare quel popolo e quella città.

Il film sarà in 270 sale italiane per 3 giorni, 20, 21 e 22 marzo.

di Monica Guido