non c'è libertà senza passione!

di Patrizia Ugolini

nucleo della cellula“Totipotenza” significa capacità di sviluppo in ogni direzione, dunque potenza a tutto raggio. Nel nostro corpo le cellule con tale proprietà si chiamano “staminali”: altamente indifferenziate, non hanno ancora una specializzazione in qualche ruolo, perché potenzialmente lo hanno in qualunque cosa, come un bambino alle origini della sua vita, prima di capire, più avanti, la strada per cui è portato, o che deve in qualche modo intraprendere, cioè il suo ruolo nella società.

La cellula staminale è presente nell’embrione quando è costituito da una sola cellula indifferenziata, serbando in nuce ogni suo possibile divenire. In seguito si moltiplica, si differenzia, e le cellule di tutte le generazioni successive prendono il loro posto nella società, nell’organismo, ognuna nel proprio territorio di competenza, con una precisa funzione: la cellula polmonare opera per scambiare l’anidride carbonica dell’organismo con l’ossigeno dell’ambiente esterno, quella cutanea per proteggere il corpo dagli insulti esterni, e così via, mantenendo la memoria, per tutta la durata della propria vita, non solo della sua funzione ma anche del comportamento da adottare con le cellule vicine e lontane, con cui sarà sempre in qualche modo in relazione, affinché l’intero sistema, l’organismo-società, funzioni bene.

Ma la faccenda non si esaurisce qui. La nota interessante è che molte cellule rimangono allo stato latente come totipotenti, per tutta la vita. Esse sono state riscontrate nel midollo osseo, nel tessuto adiposo, e perfino nelle ovaie e nel tessuto cerebrale, sedi in cui si riteneva esistessero solo un determinato numero di cellule differenziate fin dalla nascita, in via di esaurimento verso la senescenza, senza più possibilità di nuove cellule a sostituire eventualmente quelle danneggiate o morte.

Invece, queste cellule staminali sono sempre lì, pronte a riparare se serve, a rispondere ad input che le stimolano ad attivarsi, a farsi progetto, sfruttando la spinta “verso”, indispensabile alla sopravvivenza dell’organismo-società, quando una forte realtà accomunante le richiama, insieme alle altre cellule, al loro destino.

E’ così anche per l’essere umano: venuto al mondo in condizioni di “totipotenza”, il che vuol dire con un bagaglio di immense potenzialità in fieri, perché in lui è presente la premessa per ogni possibile progetto.

Nel suo crescere successivo gli viene poi trasmessa la necessità di un comportamento, di un futuro ruolo, ed egli stesso risponderà ad input della società cui appartiene, scegliendosi così, in parte spontaneamente, in parte attraverso suggerimenti, o anche condizionamenti, un suo ruolo, una sua specializzazione.

Tuttavia, se il suo ruolo nel tempo lo farà soffrire, o capirà che non gli si addice, egli potrà sempre ri-attingere alla parte di sé totipotente, e ad essa tornare non per un meccanismo di regressione, bensì come ritorno alla condizione da cui deriva ogni creatività, e intraprendere così una nuova strada. Come quando sentiamo di aver percorso per un certo tratto un cammino sbagliato, e torniamo indietro, sui nostri passi, a prima di ogni bivio, per cercare la strada giusta per il proprio bene e per quello di tutti.

Anche perché la sofferenza di ognuno è la sofferenza di tutta la comunità, come quando soffre una cellula del corpo e tutto l’organismo lo percepisce e reagisce.

Di conseguenza, non identifichiamoci nel nostro progetto o nel nostro comportamento: noi siamo molto, molto di più. Non è ciò che facciamo a funzionare: siamo noi, che funzioniamo. E c’è sempre la possibilità, finché si è in vita, di ri-crearsi, ri-concepirsi.

Perfino i nostri geni si modificano, attraverso l’interazione con l’ambiente esterno, come dimostra una nuova scienza, l’”Epigenetica”, che studia appunto le modulazioni e i cambiamenti dell’espressione genica in risposta a stimolazioni ambientali, per cui per esempio un bambino geneticamente fragile, vulnerabile, eccessivamente sensibile e portato a soffrire più facilmente agli insulti esterni, può mostrare col tempo un’espressione genetica di maggior forza di carattere, se cresce in un ambiente familiare e sociale ottimale,

Perché il DNA, che forma il nostro materiale genetico, è come una grande antenna elettromagnetica che risente fortemente dell’ambiente, interno o esterno, per poi guidare tutti i processi vitali delle cellule.

Da tutto ciò possiamo comprendere quanto sia grande la nostra possibilità di rimodulazione, di cambiamento, qualora ne sentissimo la necessità, alla ricerca di nuovi pensieri e nuove azioni che, attingendo al nostro bagaglio di totipotenza, diano un diverso e più desiderabile significato e direzione alla nostra esistenza.