non c'è libertà senza passione!

di Claudia Tranquilli

Ricordo ancora quando mia madre prima di entrare in un negozio si raccomandava che io salutassi non con un semplice “Ciao”, per carità, ma con un educato “Buongiorno, se è giorno, Buonasera se è sera”; addirittura sapevo che dalle prime ore del pomeriggio potevo benissimo usare un bel Buonasera e non c’era pericolo di sbagliare. Infatti, il dare del lei era naturale e ritenuto opportuno come semplice segno di buona educazione, anzi da bambini non era neanche lontanamente pensabile che ci si potesse rivolgere a una persona adulta o che non si conosceva chiamandola per nome o dandole del TU. Persino al Liceo “dall’alto” dei nostri 18 anni non appena l’insegnante di turno faceva il suo ingresso in aula ci alzavano (sedie trascinate e mai alzate!) salutando all’unisono non le “Prof.” ma le “Professoresse”, come erano chiamate in aula. I ruoli erano ben definiti e rispettati, anche in banca il cassiere era ben vestito, giacca e cravatta per gli impiegati, begli abiti e cura della persona per le commesse, che salutavano allo sportello con cortesia e professionalità e appena entravi in negozio ti accoglievano con un sorriso e un gentile “Posso esserLe utile?”.

Tutto questo non accadeva secoli fa ma solo qualche anno addietro quando i Duran Duran ci assordavano nei Walkman e andavamo in giro con i capelli cotonati e le spalline da corazzieri. Mi chiedo ora cosa di così grave debba essere successo negli ultimi anni se nei negozi del centro come in quelli di periferia vengo accolta inesorabilmente con un “Ciao, dimmi”. Dopo i primi attimi di esitazione all’inizio ne sono quasi lusingata, comincio a pensare che le creme antirughe e la palestra hanno sortito il loro effetto, dimostro minimo 10 anni meno della commessa e abbozzo un sorriso; in banca il cassiere che in t-shirt mastica il chewingum mentre mi porge la distinta di pagamento deve essere tornato direttamente dal mare; all’ufficio postale durante un’intima conversazione telefonica del direttore vengo chiamata dalla sua collega, lì accanto, che è già pronta per la serata in discoteca a giudicare dalla sua mise ; persino in ospedale, mentre attendo ore per una visita di controllo, constato che è in vigore una nuova moda ospedaliera che impone a tutto il personale di fare uso del camice a piacimento- sbottonato, stropicciato o non indossato affatto- e mezza nuda sul lettino ascolto la conversazione privata tra medico e infermiere, come se fossi invisibile…Poi però, mentre torno a casa in autobus – unica a cedere il posto ad un’anziana signora – ho un’illuminazione e trovo la risposta ai miei interrogativi. Non si tratta di usanza anglosassone né di anticonformismo o di un simpatico informale frizzante approccio nelle relazioni interpersonali…Sono di fronte ad una sconfortante, inesorabile maleducazione, galoppante ignoranza e preoccupante mancanza di rispetto nel prossimo. Entro a casa sconvolta per la mia scoperta e salutando pongo le basi per un revival delle buone maniere:

“Ciao a tutti anzi, ….BUONASERA !!”