non c'è libertà senza passione!

di Elia Fiorillo

Roma, 10 Ago – I comunicati stampa conformistici – more solito – si sono sprecati nel sostenere consenso all’idea che a settembre il presidente del Senato possa concedere la sede deliberante per il ddl n. 3211 “recante norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini”, di cui è prima firmataria la senatrice del Pd Colomba Mongello. Pur ritenendo la norma positiva per il settore, in sede di audizione al Senato avevamo espresso perplessità su “passaggi” che a nostro avviso avevano più il sapore demagogico, che di effettiva risoluzione di alcuni problemi che il settore olivicolo-oleario si porta dietro. Anzi, per alcune norme, il rischio – meglio certezza – era il contrasto con la normativa europea che avrebbe creato una querelle senza fine. Pensavamo di aver espresso posizioni di buon senso a difesa, soprattutto, del buon nome dell’Italia che non, come qualche collega ha maliziosamente sostenuto, interessi di parte.

Sullo scenario del ddl n. 3211, già pronto per diventare legge, si presenta una pacata nota-riflessione del prof. Lanfranco Conte, docente dell’Università degli studi di Udine, dipartimento di scienze degli alimenti, inviata ad un parlamentare. Il prof., che ricopre cariche di prestigio a livello di Unione Europea e Comitato olivicolo internazionale, in sintesi, scrive al suo interlocutore: “L’approvazione di questa misura ( ddl n. 3211) metterà in grande difficoltà me stesso e gli altri due Colleghi delegati italiani al Gruppo esperti chimici olio di oliva UE dove stavamo costruendo un accordo con i delegati degli altri Paesi membri per rivedere il parametro alchil esteri e relativo limite, sulla base di dati sperimentali, come la UE richiede; la prossima riunione del gruppo è fissata per il 28 settembre e credo avremo seri problemi di credibilità nella discussione con gli altri Paesi”.

Il prof. Conte, nella sua nota, continua ancora sostenendo che “l’approvazione di un limite nazionale, in presenza di un differente limite UE ed in assenza di un rischio per la salute del consumatore, non trova giustificazione alcuna e potrebbe portare il nostro Paese ad essere sanzionato dalla UE stessa.” E la chicca finale della del docente dell’Università degli studi di Udine è preoccupante:”L’ approvazione di questa misura relativamente alla origine italiana o meno metterà in seria difficoltà alcune produzioni che superano di poco il limite proposto di 30 mg/kg: oli d.o.p del Garda quest’anno hanno presentato valori di 35 – 38 mg/kg.”

La nota in parola è allarmante e merita una risposta. Che può venire solo dal confronto immediato in Commissione tra i nostri esperti chimici italiani, designati nei vari organismi UE, ed i soliti “auditi” per un confronto, senza schemi blindati o preconcetti demagogici da spargere ai quattro venti. Una discussione immediata che non deve impedire la conversione in legge secondo i tempi rapidi ipotizzati.

Ad evitare le solite polemiche che non servono alla filiera, mi preme precisare che Il Consorzio di garanzia CEQ, di cui sono Presidente, impone un limite massimo di 40 ppm x i blend e 30 per l’italiano, già da prima dell’uscita della legge comunitaria, pertanto non possiamo che non essere in piena sintonia con il ddl. Certo, le posizioni di Conte non possono che preoccuparci e farci riflettere.

Sarebbe di grande interesse per l’Italia se su queste tematiche, così complesse, si potesse – anche sul nuovo decreto che il ministro Catania ha messo in cantiere sull’Alta Qualità – ai primi di settembre, aprire un confronto di tutta la filiera, mettendo da parte settarismi che non servono all’olivicoltura italiana.