non c'è libertà senza passione!

La verità è che la politica dell’immagine, della suggestione, dello slogan ha prevalso su quella del ragionamento, del convincimento.

Immagine o sostanza? : questo è il problema. Dovremmo tutti sposare la sostanza, eppure l’esteriorità ci condiziona fino al punto da fuorviare i nostri giudizi  nel cercare l’essenza delle cose, delle persone.  Difronte ad una pietanza bella a vedersi ci lasciamo attrarre ma poi, al primo boccone, alla verifica del palato, il riscontro è immediato: “è una schifezza…, bellissima a vedersi”. Oppure: “bella e buona, una magnificenza”. Finché si hanno gli elementi conoscitivi e valutativi nessuna complicazione. Nel caso inverso, quando ti devi fidare, quando non hai le competenze né le conoscenze per comprendere, allora cominciano le incertezze a tutto vantaggio dell’immagine, a volte effimera e fuorviante.

Politica spettacolo? Quando più ci si allontana dal confronto con i cittadini elettori con scelte monocentriche; quando gli slogan  televisivi si sostituiscono ai ragionamenti ed al convincimento “casa per casa”, più il pericolo “dell’immagine precaria” e condizionante prende piede. E questo giuoco perverso non premia solo i mono-centristi al potere, ma anche i loro oppositori. Perché la partita si vince sulla surrealtà delle sensazioni, dei sentimenti che si riescono a evocare, non sulla concretezza dei ragionamenti.

Una cosa del genere sta capitando per il referendum costituzionale. Le figurazioni fantastiche, di segno opposto, si sprecano disorientando l’elettore che non è avvezzo alla materia, oggettivamente complessa. E i fuochi d’artificio immaginifici non chiariscono ma confondono chi dovrà andare a votare sulla modifica della “Costituzione più bella del mondo”, parola della presidente della Camera dei deputati, on. Laura Boldrini.

Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. afferma: “le persone si informino personalmente, non si accontentino del sentito dire, di un’opinione o di uno slogan, se ne sentono tanti”. Il referendum del 4 dicembre, per la Cei, “è troppo importante: attiene all’impianto della Repubblica, dello Stato, non è una cosa che si cambia tutti i giorni facilmente”. Ma dove informarsi e come? Non sono tanti i bene aggiornati che si sono lette le modifiche costituzionali che andranno a referendum. Forse l’approfondimento riga per riga l’hanno fatto solo gli addetti ai lavori. Probabilmente c’è ancora il tempo di mandare in onda trasmissioni tipo “Non è mai troppo tardi” di alfabetizzazione asettica e non partigiana al referendum.

Diverse le organizzazioni di mezzo, anche quelle che da sempre si sono battute per l’autonomia – ultima tra queste la Coldiretti – hanno deciso di scegliere il “Si” . Scelte fatte, in alcuni casi, non per convinzione profonda o dopo aver consultato gli iscritti, ma per questioni di opportunità. Mettersi apertamente contro il Governo e il suo presidente in un momento di crisi non conviene, meglio optare per il “Si” ufficialmente per poi lasciare i militanti e gli iscritti di votare – o non votare – secondo coscienza.  Solo così si spiegherebbero certe previsioni che darebbero il fronte del “No”  al 52 per cento e quella del “Si” al 48. La verità è che la politica dell’immagine, della suggestione, dello slogan ha prevalso su quella del ragionamento, del convincimento. E pensare che oggi si possa tornare indietro facendo “riflettere” gli elettori sulla concretezza delle questioni in campo sembra un’utopia.

Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha criticato la campagna referendaria di Renzi: “Non si è partiti bene – ha dichiarato -, si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del “No””. Napolitano prende atto del tentativo del segretario del Pd di cambiare registro ma afferma: “l’impostazione precedente è durata per un periodo troppo lungo ed ha facilitato chi era per il “No” e contro Renzi”.

Al di là del Tevere, in Vaticano,  nessuno ha intenzione d’inserirsi nel delicato dibattito tutto italiano: “Non si può assecondare chi ritiene sia travolta la democrazia se passa la riforma, né che si va al disastro se Renzi viene battuto. Non succederà nulla né in un caso né nell’altro”. Speriamo bene.

di Elia Fiorillo