di Giuseppina Amalia Spampanato
Dal 5 ottobre al 5 novembre Napoli ha riscoperto, grazie alla 57esima edizione del Premio Napoli, l’amore per i libri e per il proprio potenziale culturale.
“Fuoco su Napoli” (Feltrinelli) di Ruggero Cappuccio conquista il premio di “Libro dell’Anno” per la sezione “Letteratura italiana”, mentre lo scrittore newyorkese Paul Auster si aggiudica quello per la sezione “Letterature straniere”. I due riconoscimenti sono stati assegnati la mattina del 5 novembre alla Rimessa Carlo III di via Tanucci, con una cerimonia che ha chiuso un mese di letture in movimento, con protagonisti scrittori importanti, libri, lezioni, idee e incontri. Un mese di letteratura itinerante in cui la cultura è scesa nelle strade, nei vicoli del quartiere dei Miracoli, nei musei, nell’Osservatorio astronomico e nelle carceri. Napoli si è rivelata uno straordinario scenario di arte e cultura, illuminata dai migliori libri dell’anno, scelti da tremila lettori, riuniti in comitati, presenti in molte città italiane e straniere.
Alla cerimonia di premiazione erano presenti il sindaco Luigi De Magistris, il questore di Napoli, Luigi Merolla, il rettore dell’Università Federico II, Massimo Marrelli, l’assessore comunale alla Cultura, Antonella Di Nocera, e l’assessore alla Mobilità, Anna Donati.
La scelta del luogo non è stata casuale. Il deposito degli autobus cittadini, simbolo del movimento, è stato scelto dalla Fondazione Premio Napoli per sottolineare l’importanza del trasporto pubblico in una città in cui forte è il problema della viabilità, soprattutto in un momento critico per le aziende dei trasporti campani, coinvolte in continui scioperi e manifestazioni. Cause sono i ritardi nei pagamenti degli stipendi ai lavorati e le disastrose condizioni di mezzi pubblici, che non consentono di viaggiare comodamente e in tutta sicurezza. Alla fine della cerimonia gli scrittori premiati e i giurati del Premio Napoli hanno scelto di andar via proprio su un autobus messo a disposizione dall’Azienda napoletana di mobilità, per dare un chiaro segnale alla città sull’importanza del servizio pubblico.
Apprezzato è stato l’intervento di Paul Auster, che ha raccontato al pubblico l’incontro con i detenuti al carcere di Secondigliano, in cui si è recato con altri due protagonisti del Premio Napoli 2011, Nadia Fusini, premiata col suo “Di vita si muore” (Mondadori) e il filosofo e critico dell’arte Georges Dibi-Huberman premiato con “Come le lucciole” (Bollati Boringhieri). Auster si è detto toccato profondamente da quest’esperienza: i protagonisti di molte sue opere vivono in spazi ristretti e, per lo scrittore newyorkese, è proprio questa condizione che può permettere all’uomo di riscattarsi, di prendere coscienza della propria esistenza e di ritrovare nuove motivazioni. Altra esperienza emozionante è stata per Auster ammirare, a Palazzo Reale, i manoscritti originali di Leopardi, poeta che giudica come il migliore in assoluto di tutta la letteratura mondiale.
Intenso è stato anche l’intervento di Cappuccio, che ha posto l’accento su uno dei problemi più gravosi che affliggono Napoli, la camorra. Anche se il suo libro in un primo momento può sembrare un libro sull’illegalità e la criminalità, in realtà, è un’opera sulla legalità e la giustizia, sulla palingenesi di un popolo, sulla resurrezione di una città e sulla possibilità di rialzarsi in piedi, nonostante le condizioni avverse. Un libro che viene da lontano, dalla Sicilia. L’ispirazione nasce durante la preparazione di “Essendo Stato”, dedicato a Paolo Borsellino, magistrato coraggioso, ucciso dalla mafia per il suo operato. Proprio Borsellino rilevò l’importanza di guardare alla mafia e alla camorra come fenomeni culturali. Durante un incontro con i cittadini siciliani, Borsellino disse che “la lotta alla mafia […] non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà, che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”. L’auspicio di Cappuccio è quello che Napoli possa risorgere investendo su una cultura d’aggregazione costruttiva e sulla riscoperta del proprio patrimonio artistico e culturale. Lo stesso sindaco De Magistris, che lo ha premiato, si è impegnato a sostenere la Fondazione Premio Napoli, per il suo ruolo di valorizzazione della città e per il risalto che da ai libri.