non c'è libertà senza passione!

Un sospiro di sollievo il segretario del Pd Matteo Renzi l’ha tirato dopo aver visto i risultati delle primarie a Roma e Napoli.

Vincono i suoi candidati, cosa non scontata per lo meno nella città del sole. Lì l’ex governatore della Campania ed ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino aveva voglia di rivincita dopo gli anni bui che aveva passato a rimuginare un ritorno in campo. Non c’è riuscito pur avendo portato a casa un onorevole 40,89 per cento. L’ha battuto Valeria Valente una sua ex discepola con il 47, 39 per cento.  “Ho dato un contributo alla battaglia per la partecipazione, con passione e caparbietà, con tutte le mie forze”, ha dichiarato il perdente Bassolino. “Spetta a chi ha vinto il compito di andare avanti…” ha continuato, forse pensando che un osso duro come De Magistris solo uno con la sua esperienza poteva affrontarlo e batterlo.

A Roma Capitale vince Roberto Giachetti che porta a casa un ottimo 64,15 per cento, superando il candidato espressione della sinistra dem Roberto Morassut che si ferma ad uno striminzito 27 per cento.  La polemica stavolta scoppia sulla bassa affluenza alle urne difronte alle primarie che consacrarono Ignazio Marino  candidato sindaco. Allora andarono alle urne più del doppio dei 42.500 votanti di adesso. Lorenzo Guerrini vicesegretario del Pd dichiara: “A Napoli il risultato dell’affluenza è molto positivo: trentamila votanti, contro i 16.500 dello scorso anno per le regionali. A Roma un ottimo risultato, dopo tutto quello che è successo”.

La positività di queste primarie pareva fosse, al di là della scarsa affluenza alle urne, la mancanza di reclami per brogli elettorali, come avvenuto in altre occasioni. Rom e Cinesi non sono corsi in massa a infilare le loro schede nelle urne. A Napoli però c’è chi davanti ai seggi dava ai votanti il contributo economico necessario per mettere la scheda nell’urna. Antonio Bassolino ha annunciato un reclamo formale e, anche stavolta come in passato, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sul caso.

Se nel Pd renziano in fatto di primarie pare che la normalizzazione sia arrivata, non così sull’opposta sponda. Continua il braccio di ferro tra Salvini e Berlusconi sulla candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma.  Il 12 e 13 marzo ci saranno delle primarie sui generis. Più che altro un referendum: “confermativo”  per Forza Italia e Fratelli d’Italia, e “abrogativo” per la Lega.  Nel senso che Berlusconi e Meloni sosteranno Bertolaso e faranno votare “si”, non certo Salvini.

La mediazione nel centro-destra sul nome controverso del candidato a sindaco di Roma ha portato ad una consultazione che farà discutere, specialmente nel caso che l’ex responsabile della Protezione civile non dovesse passare l’esame delle strane primarie. Che succederà in quel caso? Scenderà in campo Giorgia Meloni all’ottavo mese di gravidanza? Ma al di là della campagna elettorale romana, sicuramente importante per il centro-destra, in discussione c’è  la premiership tra l’ex Cav. e il giovane successore di Bossi alla guida del centro-destra.

Con il vento in poppa dovuto ad un’ottima presenza mediatica Salvini prova  a scavalcare l’ex presidente del Consiglio dalla posizione di primo piano che ha sempre avuto. Lo fa provando a raccogliere consensi al Sud (Nord e Sud uniti nella lotta…contro Renzi), ma anche  contrastando Berluscaz, come lo chiamava  il Senatùr Umberto, sul terreno delle posizioni politiche, sempre più populiste e aggressive.

Una vera e propria lotta all’ultimo voto che Salvini è convinto di vincere anche perché il presidente di Forza Italia si trova a dover gestire un partito sempre più liquido. Se nelle finte primarie del centro-destra dovesse perdere Bertolaso, si può ben comprendere il salto in avanti d’immagine che NcS farebbe su Forza Italia. A quel punto Berlusconi sarebbe costretto a scegliere tra la Lega estremista e il centro destra dei cespugli da ricompattare. Non potrebbe più glissare o “tirare a campare” aspettando tempi migliori. Insomma, la partita che si gioca a Roma Capitale è di quelle “capitali” che fanno vincere o perdere un campionato.

di Elia Fiorillo