non c'è libertà senza passione!

di Giorgia Sciamplicotti

Psicologa  psicoterapeuta

In questa stagione l’argomento e la preoccupazione principe di molte donne (ma forse qui si sta raggiungendo una certa parità dei sessi) è la prova costume. Ci si iscrive in palestra, ci si rivolge al medico estetico o al chirurgo oltre che al dietologo. Si cercano soprattutto soluzioni miracolose dell’ultimo minuto: pasticche, gocce, creme.

Elena Manzini

Vignetta di Elena Manzini

L’attenzione al proprio aspetto, la cura del corpo e la ricerca della “perfetta” forma fisica riguardano ormai quasi tutti. Questo nasce da un pressante bisogno di approvazione. La possibilità del considerarsi potenzialmente amabile è strettamente legata al proprio giudizio estetico. Si ritiene spesso come responsabile di fallimenti o sofferenze il proprio corpo. Spesso si ha l’illusione che se si fosse più belle la vita sarebbe più semplice e piacevole. Mentre prima questo era soprattutto vero per le donne, ora anche gli uomini subiscono pesantemente il giudizio estetico. Molti uomini accedono alla chirurgia estetica, si depilano, fanno lampade UVA, si sistemano le sopracciglia e usano cosmetici quasi quanto le donne. Le donne dal canto loro usano il parametro estetico per giudicare gli uomini quanto l’uomo lo usa per giudicare loro. Certamente sarebbe stato più auspicabile che questa parità non fosse stata raggiunta.

Il problema è che vi sono due pressioni contrapposte, da un lato questa del giudizio estetico che spinge a stare costantemente a dieta; dall’altra quella legata al significato che viene dato dal singolo individuo al cibo: si è sempre più allontanato dal suo significato nutrizionale per divenire prima fenomeno di aggregazione sociale e poi elemento consolatorio di problemi emotivi-affettivi. Il cibo è da una parte vietato e dall’altra cercato.

Bisogna aiutare queste persone che riversano sul cibo il loro disagio psicologico, a differenziare la fame fisiologica da quella emotiva, a saziare entrambe ma con strumenti differenti, solo la prima con il cibo, la seconda con altri mezzi. Anche nell’educazione spesso viene utilizzato il cibo come elemento premiante o consolatorio. Nel momento del capriccio o del pianto del bambino la cosa più semplice che si può fare è dargli una caramella.

Si dice spesso ai figli che non ha importanza ciò che appare, ma ciò che si è, ma la triste realtà è che questo nella nostra società non è sempre vero.

È fondamentale intraprendere una via alla ricerca di un rapporto con il cibo e con il proprio corpo equilibrato. Sarebbe bello che questo percorso lo intraprendessimo insieme ai nostri figli, come non si può urlare per dire quanto sia sbagliato urlare; non si può insegnare che non è importante l’aspetto fisico se passiamo da una dieta all’altra senza risultati, se stiamo ore e ore cercando di renderci “presentabili”, senza mai riuscirci, se ci vediamo brutte o non adeguate e questo ci annienta, se ci preoccupiamo dell’aspetto esteriore dei nostri figli pensando che la loro vita sarà migliore se saranno belli.

E’ sbagliato dire che bisogna essere indipendenti dall’approvazione degli altri, noi siamo animali sociali, il giudizio degli altri conta, le relazioni sono importanti. L’aspetto fisico e la cura di sé sono rilevanti nella nostra società, ma la nostra autostima, il giudizio che noi abbiamo di noi stesse non può dipendere completamente dall’accettazione altrui.