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Il 31 gennaio a Castelli (TE) nei locali del Liceo Artistico per il Design F.A. Grue, si è realizzato con la performance COME UNA NUVOLA DI FUMO SOSPINTA DAL VENTO, un omaggio alla Ceramica del mimo-musico Romano Rocchi.
Una passeggiata nel parco della memoria e in quello della Musica attraverso i ricordi del Mimo. Il primo ricordo è stato per Serafino Vecellio Mattucci , Ceramista e Direttore scolastico di Romano, che fondò il nuovo Istituto d’Arte di Castelli con il preciso intento di realizzare una moderna Bauhaus.
Memore del suo passato i ricordi del mimo hanno preso forma e si sono manifestati attraverso la necessità di omaggiare la ceramica e ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla presa di coscienza della sua identità artistica e allo sviluppo della sua forma mentis.
Romano Rocchi, ha orientato la sua ricerca sempre verso l’unione di più linguaggi dell’arte tesi alla rappresentazione di Arte Totale, per arrivare a quella Ricomposizione dell’essere che fu rintracciata dal grande Fabio Mauri parlando di Suicidio Rosa, un evento in cui Romano teatralizzò le Arti Visive sul palco.
La scelta di inserire in questa performance anche una ouverture esplicativa curata dalla sottoscritta, con chiari intenti didattici in occasione dell’Open Day del Liceo, testimonia la volontà di proseguire su questa via, utilizzando il racconto per contestualizzare l’evento e definirne la sua comprensione.

Romano Rocchi, Liceo Artistico per il Design F.A. Grue - Castelli, ph Laura Rosa

Romano Rocchi, Liceo Artistico per il Design F.A. Grue , Castelli, ph Laura Rosa

Romano Rocchi nasce MIMO , ma lo capirà solo a trent’anni dopo varie incursioni nel mondo delle arti visive che lo porteranno, negli anni della beat generation, in giro per l’Europa e in America, facendolo approdare alla Factory di Andy Warhol, fino a conoscere e diventare amico di un certo All con cui parlerà tutta la sera di un libro scritto da un più famoso All , per poi scoprire che si trattava dello stesso All …Allen Ginsberg.
L’incontro a Teramo con Marcel Marceau, che lo capirà pur non parlando l’italiano solo attraverso la mimica, lo spronerà a proseguire, mentre l’incontro con Salvator Dalì ,che nel riceverlo a Barcellona lo omaggerà con una sua performance mimica , gli riconoscerà lo status di MIMUS! L’affermazione artistica arriva però dal paese del mito contemporaneo dell’on the road , quando nel 1988 fu invitato ad esibirsi al caffè-teatro La Mama di New York come esponente dell’avanguardia teatrale italiana, accompagnato dalla musica contemporanea del suo amico compositore Antonello Neri e dalle istallazioni dei dipinti del suo compagno di sempre Giancarlo Sciannella, confermando quella tendenza sempre presente in Romano di unire più linguaggi.
La performance artistica divisa in tre parti, dimostra in un crescendo come la Musica , arte astratta per eccellenza, può essere visualizzata attraverso il corpo che diventa suo strumento, rendendo così Visibile l’Invisibile.
Nella prima parte è andato in scena il ringraziamento del MIMO alla scuola , quando da studente osservava i movimenti del corpo dei suoi insegnanti tesi alla realizzazione dell’opera, perché ciò che lo interessava non era tanto quello che si realizzava, ma come si realizzava.
Nel saluto successivo Ro Rocchi ha citato Petrolini, ma solo come funambolismo verbale, attraverso il nonsense, usando la lingua madre: l’abruzzese che diventa un suono ancestrale , il ricordo del ventre materno e in uno spazio astratto decodificato le parole senza significati diventano significanti attraverso il suono dialettale della voce come musica primordiale.
In questo continuo dialogo tra il corpo e la musica, nell’ultima parte della performance, accompagnato dal suono immaginifico del flauto traverso di Jerry Cutillo, Romano Rocchi è arrivato definitivamente all’essenzialità.
La tendenza all’astrazione si è sostanziata attraverso la spoliazione di qualsiasi orpello anche vestiario , le contaminazioni sono solo oggetti sparsi sulla scena utili ad evocare altri ricordi e il Mimo rimane solo con l’unico filo conduttore della sua vita: la musica e il corpo come suo strumento.

di Giulia D’Ignazio