non c'è libertà senza passione!

di Monica Di Bernardo

MGF
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Il progetto “stop-mgf” che ha visto protagonista l’associazione NoDi, riguarda la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili (MGF) tra le popolazioni migranti insediate sul territorio della regione Lazio. Ha coinvolto molti operatori sanitari e rappresentanti delle comunità immigrate che vivono sul territorio, focalizzando l’attenzione su un problema importante, come quello delle MGF, inerente la violenza contro le donne. Da circa un anno l’associazione è impegnata, in collaborazione con altre, alla sensibilizzazione di un vasto pubblico nei confronti di un tema così scottante che ci riguarda tutte in quanto donne e non solo le immigrate provenienti dai paesi a rischio. Per saperne di più e in maniera più dettagliata riportiamo l’intervista a Pilar Saravia, peruviana, presidente di NoDi che spiega in maniera chiara ed efficace gli obiettivi di questo importante progetto.

Potrebbe parlarci dell’Ass. No.Di? Quando è nata? Di che cosa si occupa di preciso?
No.Di, acronimo per “I Nostri Diritti“, è un’associazione di donne immigrate. Si occupa della difesa dei diritti delle donne ed è nata nel ’97. E’costituita da donne che provengono da diversi continenti: Asia, Africa e America Latina. Il materiale relativo alle attività di cui si occupa si può scaricare dal sito: www.associazionenodi.eu

Che cos’è il progetto STOP MGF di cui l’associazione No.Di si è fatta portavoce?
È un progetto che è durato 20 mesi ed ha ricevuto il contributo economico del Dipartimento per le Pari Opportunità. Si tratta in realtà di tre progetti: uno di ricerca con Parsec, No.Di e CNR; l’ altro di formazione per gli operatori dell’Ospedale San Camillo, che vede coinvolti No.Di e Theores e, infine, uno di sensibilizzazione promosso da No.Di e dall’associazione Parsec che hanno realizzato un video- documentario“Mai Più” e una brochure come materiali di diffusione.

Perché secondo lei è importante che si parli di MGF in Italia e in Europa?
Sono molti i paesi nordafricani, africani e della penisola arabica dove questa pratica è ancora viva e sono molte le conseguenze sanitarie e psicologiche che le donne soffrono per questo. Informazioni più dettagliate e carte tematiche sulla corretta distribuzione del fenomeno sono presenti sul sito www.stop-mgf.org che ospita anche un forum dedicato allo scambio di esperienze.

Questo può avere ripercussioni positive nei paesi di origine delle donne che hanno subito la violenza della mutilazione?
Nei paesi d’origine ci sono delle organizzazioni di donne che lottano per abolire questa pratica e che vanno sostenute

Questa forma di violenza così aberrante praticata sul corpo delle donne è diffusa in diversi paesi del mondo, ma anche tra gli immigrati che vivono nel nostro paese. Qual è la motivazione che spinge una comunità ad agire in questo modo?
Le donne che hanno subito questa violenza molte volte non sono contrarie, infatti sarebbe come essere contro le donne della propria famiglia. Loro continuano con questa pratica senza chiedersi se è giusta o no. Proprio per questo motivo la sensibilizzazione si deve fare in modo capillare e coinvolgendo molte donne divise in piccoli gruppi, per poterne approfondire anche l’origine. E’ stato anche girato un video che approfondisce proprio questa problematica; si può scaricare dal sito della nostra associazione.

Anche nel nostro paese si verificano episodi di violenza contro le donne e più spesso a commetterla sono gli stessi fidanzati o mariti. Un vecchio slogan di una manifestazione delle donne contro la violenza sessuale diceva “L’assassino non bussa, ha le chiavi di casa”. Lei cosa pensa di questo fenomeno così pericolosamente diffuso nel nostro paese?
La violenza domestica purtroppo è trasversale, colpisce le donne di tutte le classi sociali, livelli culturali ecc.
Bisogna educare da piccoli i maschi e le femmine. In questa società manca molto l’educazione sentimentale.

Come continuerà l’impegno di NoDi a favore e per le donne che hanno subito violenza?
Quest’ anno faremo altre azioni di sensibilizzazione sul territorio del Comune di Roma e lavoreremo anche all’interno delle scuole.
Sopratutto bisogna essere chiare su un argomento: la violenza delle MGF non è un affare delle donne africane. Siamo tutte coinvolte e tutte abbiamo delle responsabilità. In Italia c’è una legge contro le MGF (Legge 9 gennaio 2006 n.7) che si deve rispettare e in più ci sono i diritti umani che non devono essere disattesi sulla falsariga del relativismo culturale.
L’evento conclusivo della campagna  stop alle mutilazioni genitali femminilisi svolgerà venerdì due ottobre alle ore 17 presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma (via della Lungara, 19). Le informazioni si trovano sul sito di riferimento: www.casainternazionaledelledonne.org.
Naturalmente tutte/i siamo invitate/i a partecipare.