non c'è libertà senza passione!

di Chiara Selleri

Wislawa Szymborska1 Febbraio 2012. É morta a Cracovia, a 88 anni, la poetessa delle piccole cose, Wislawa Szymborska. Il grosso volume La gioia di scrivere, edito da Adelphi, che raccoglie tutte le sue poesie è diventato un best-seller grazie alla mediazione di Roberto Saviano che domenica 5 febbraio ha parlato del suo amore per la poetessa polacca a Che tempo che fa dal suo amico Fabio Fazio. Questo improvviso e inaspettato successo del libro della Szymbroska, praticamente sconosciuta nel nostro paese nonostante la sua partecipazione qualche anno fa al Salone del Libro di Torino, va attribuito all’estrema semplicità ed immediatezza dei suoi versi che possono essere facilmente compresi senza particolari mediazioni.

La sua poesia è all’insegna del «miracolo normale»; nei suoi versi, infatti, la Szymbroska ci invita a cogliere la bellezza nella quotidianità, a meravigliarci sempre e ancora dinanzi alla normalità dei nostri giorni, alle «mucche che sono mucche, […] a una piccola nuvola svolazzante, […] al sole che sorge alle 3.14 e tramonterà alle 20.01». Insomma questo nostro mondo è «la fiera dei miracoli», come recita una sua famosa lirica, e solo la meraviglia ci salverà. Leggendo le sue poesie, si ha la percezione di trovarsi di fronte alla grande letteratura (la Szymborska ha vinto il premio Nobel nel 1996) che aiuta a vivere meglio e che fornisce quelle risposte che spesso non siamo in grado di darci ma di cui andiamo in cerca. La poetessa polacca, però, non ha mai avuto la presunzione di dare risposte attraverso le sue poesie; anzi, apprezzava tanto «due piccole paroline: “non so”. Piccole ma alate. Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra». Il poeta -sosteneva la Szymborska- deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. La funzione della poesia è, infatti, svelare l’inganno, fare chiarezza, dire la verità sulla vita; dunque, non c’è spazio nella scrittura per i sentimentalismi o per le sperimentazioni stilistiche: bisogna solo saper guardare al «mondo onnipresente». I versi della Szymborska sono crudi, concreti, ironici, per niente tranquillizzanti; interrogano e spiazzano il lettore senza, però, fargli avvertire il peso del suo giudizio o senza affaticarlo con paroloni oscuri e fin troppo ermetici. Vanno, invece, al cuore dell’esistenza con leggerezza e candore, cantando gli amori felici e «questo smisurato mondo […] stupefacente», come lei stessa ricordava nel discorso pronunciato a Stoccolma per il conferimento del Nobel. L’unico peso che il lettore percepisce è il peso delle parole che sono ordinarie e comuni ma che, nello stesso tempo, acquistano una consistenza straordinaria che parla dell’ordinario al cuore di ciascuno.