non c'è libertà senza passione!

di Monica Guido

foto Riccardo Cattani

Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese è la prima grande esposizione mai realizzata in Italia, dedicata a uno dei massimi esponenti della pittura olandese del XVII secolo: Johannes Vermeer (Delft, 1632-1675). La mostra, un appuntamento imperdibile per gli appassionati dell’arte di questo meraviglioso artista, sarà allestita nello splendido scenario delle Scuderie del Quirinale a Roma da ottobre 2012 a gennaio 2013.

Rinomato per i suoi interni borghesi e per i suoi giochi di luce ambientati nella ricca e mercantile Delft, quasi una sorta di Firenze fiamminga del XVII secolo, Vermeer autore di capolavori quali la Merlettaia del Louvre o l’altrettanto famosa Lattaia del Rijksmuseum di Amsterdam è assente dalle collezioni italiane.

La mostra è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo e coprodotta con MondoMostre ed è a cura di Arthur K. Wheelock, Curator of Northern Baroque Paintings – National Gallery of Art di Washington, Walter Liedtke, Curator of European Paintings Metropolitan Museum of Art di New York e Sandrina Bandera, Soprintendente per il Patrimonio Artistico Storico, Artistico ed Etnoantopologico di Milano.

Ancora poche sono le notizie che trapelano riguardo i dettagli dell’esposizione e del suo percorso espositivo, ma di sicuro il pubblico si troverà ad ammirare una accuratissima selezione di capolavori di Vermeer quasi mai visti prima in Italia, ad eccezione di poche apparizioni in qualche collettiva, a cui si alterneranno anche opere degli artisti a lui contemporanei, tra i massimi protagonisti dell’arte di genere del secolo d’oro olandese. Probabilmente sarà esposta Ragazza con la brocca d’acqua, proveniente dal Met e La ragazza col cappello rosso della National Gallery of Art di Washington, quest’ultima una delle sue opere più rappresentative.

La delusione invece sarà tanta per gli appassionati de La ragazza con l’orecchino di perla (a cui è si ispirata Tracy Chevalier per il suo bestseller , a cui è seguito l’omonimo film), che Vermeer ritrasse probabilmente tra il 1665 e 1il 1666 e degli altri capolavori custoditi nella reale galleria Mauritshuis de L’Aia, che detiene la maggiore raccolta di del maestro di Delft. Queste opere è quasi certo che non saranno esposte poiché emigreranno in Giappone da giugno a gennaio per poi trasferirsi negli Stati Uniti.

Sono solo 35 i quadri certi che il genio olandese dipinse e di lui ci rimane una biografia scarna di dettagli significativi , ma nonostante l’esigua opera, Vermeer è di sicuro entrato a far parte di quegli artisti-mito che hanno segnato l’evoluzione della storia dell’arte mondiale. Anzi, come lo definì uno dei maggiori esteti mondiali, tale Marcel Proust, a cui si deve la rivalutazione del maestro di Delft, Vermeer è il più grande pittore di tutti i tempi. Di Vermeer stupisce proprio il modesto numero di opere prodotte. La maggior parte degli storici ha ritenuto che le motivazioni alla base dei suoi pochi lavori siano due: un fattore spetterebbe alla tecnica, mentre l’altro riguarderebbe la sua visione dell’arte. La precisione di tono e di contorno con cui dipingeva sono infatti gli espedienti che consentono alle opere di Vermeer di sostenere l’illusione della realtà, a cui lui aspirava. E questo naturalmente è un processo tonale di lentissima applicazione. Non solo tono e contorni hanno richiesto una espansione del tempo nella realizzazione dei suoi dipinti, ma anche la composizione stessa: pare che Vermeer abbia trascorso molte ore a organizzazione e riorganizzare gli oggetti che intendeva rappresentare, le loro posizioni e l’intervallo spaziale tra essi, lo spazio negativo in gergo. Tutti questi dettagli, che per molti artisti non sono degni di particolare attenzione, avevano nella sua opera pari significato espressivo e nessun altro artista prima o dopo Vermeer ha raggiunto un tale livello.

L’altro motivo della scarsità della sua produzione riguarderebbe la sua visone dell’arte. Vermeer è stato l’artista capace di infondere un senso di dignità senza tempo e una gravità morale fuori dal comune alle sue scene di vita contemporanea e tutto questo grazie proprio al suo alto concetto della pittura.